“Istituire un Regime di polizia. Questo l’obiettivo del cosiddetto “ddl Sicurezza” a firma Crosetto, Nordio e Piantedosi.Per Regime di polizia intendiamo uno Stato in cui gli inaccettabili livelli di diseguaglianza sociale vengono gestiti attraverso la repressione di qualsiasi conflitto e lotta. Ciò vuol dire che questa legge da un lato serve a criminalizzare quelle condotte che si possono commettere durante una lotta sociale, e dall’altro serve a garantire una sostanziale impunità alle forze dell’ordine, che potranno così avere mano libera nel commettere abusi contro lavoratori, sindacalisti, studenti e chiunque lotti per migliorare le proprie condizioni.
A questi obiettivi va aggiunto il tentativo di rendere quanto più ricattabili possibili, e quindi alla mercé del padroncino di turno, i lavoratori migranti.
Conosciuto come d.d.l. 1660, è da pochi giorni approdato in Senato dopo il suo iter alla Camera, con elementi peggiorativi rispetto al testo iniziale senza che le opposizioni parlamentari mettessero in atto alcuna resistenza degna di questo nome nelle Commissioni e nelle Aule.
Nel mirino, i firmatari del DDL mettono:
-i blocchi stradali (che divengono nuovamente reato penale), ossia i picchetti che hanno permesso a decine di migliaia di lavoratori della logistica e dell’industria, negli ultimi 15 anni, di denunciare truffe in busta paga e vincere scioperi e vertenze.
-le manifestazioni contro le opere vagamente ritenute “strategiche” (per le quali si istruisce il reato di “terrorismo della parola”)
-l’uso della cannabis light
Il ddl prevede inoltre:
-la detenzione anche per donne in gravidanza o madri di neonati in caso di reato, cosa oggi non prevista dall’ordinamento giudiziario;
-l’ipercriminalizzazione delle rivolte contro le condizioni disumane che si esperiscono dentro carceri e CPR, anche in forma di resistenza passiva;
– il passaggio da casa a cella (da 2 a 7 anni di detenzione) assicurato a coloro che decidono di usare il proprio corpo per opporsi a uno sfratto o a uno sgombero, in solitudine o in concorso con altre persone;
– la richiesta di permesso di soggiorno per poter acquistare una sim card da parte di un lavoratore migrante;
Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro Piantedosi, punta d’altra parte a garantire l’impunità agli agenti delle forze dell’ordine, prevedendo:
-l’introduzione delle bodycam sulle divise
-la libertà di portare armi (anche private) fuori dall’orario di servizio, senza licenza
-la non punibilità di una serie di reati commessi dalla Forze Armate in Missione internazionale
-l’inasprimento delle pene per chi viene accusato di minaccia o lesione nei loro confronti;
-l’anticipo di 10mila euro nel caso dovesse essere necessario difendersi in un procedimento avverso per azioni commesse in servizio.
Le opposizioni parlamentari stanno facendo poco o nulla. Al momento del voto alla Camera erano presenti solo 91 su 160 parlamentari dell’opposizione, mentre Pd e Movimento Cinque Stelle hanno presentato alcuni ordini del giorno (recepiti dal governo) che impegnavano quest’ultimo a incrementare la spesa per assumere nuovi agenti di polizia e guardie penitenziarie.
Le “rimostranze” fuori tempo massimo espresse tramite comunicato stampa o nelle piazze chiamate insieme alla CGIL sono solo un’espediente elettoralista.
D’altra parte, i precursori delle norme contenute nel d.d.l. portano i nomi di Turco e Napolitano (per la parte inerente gli oggi CPR, allora CPT), Minniti (fautore di decreti sicurezza e degli accordi con la Libia, oggi a capo della fondazione Med-Or di Leonardo), Renzi (con le sue norme contro chi occupa immobili e alloggi vuoti per necessità), arrivando ai vari decreti Conte-Salvini e Piantedosi. Il nuovo ddl si inscrive dunque perfettamente dentro una concezione liberista (e quindi autoritaria) della società che non è solo propria dell’ultradestra ma anche del centrosinistra, e in cui la libertà va intesa come libertà dei dominanti di manovrare per arricchirsi senza essere disturbati dai dominati.
Contro questo provvedimento vogliamo avviare un percorso di lotta e di mobilitazione reale e dunque autonomo dal centrosinistra e loro addentellati sociali, a partire dalla settimana di mobilitazione che andrà dal 14 al 19 ottobre, con particolare determinazione a fare in modo che le manifestazioni del 19 ottobre nelle principali città italiane siano partecipate, convinte e con obiettivi chiari.
Per far saltare il ddl utilizzeremo tutti gli strumenti necessari: a partire disobbedienza diffusa, reiterando pratiche come i picchetti fuori dai posti di lavoro, la difesa dei cittadini morosi dagli sfratti, le azioni dirette contro le grandi opere che consistono nei presìdi e nelle invasioni di aree di importanza strategica, tutte necessarie forme di lotta che hanno consentito l’avanzamento delle tutele oggi esistenti, a partire dallo Statuto dei lavoratori, ma che si vogliono cancellare definitivamente.
Non possiamo fare un passo indietro, specialmente in un paese in cui alla repressione delle lotte sociali corrisponde un regime di totale omertà verso le imprese che non rispettano i contratti, i palazzinari e gli evasori fiscali, e in cui sempre più in maniera massiccia la spesa sociale viene dirottata verso l’aumento delle spese militari e una politica di guerra.
No al “ddl repressione” “