Viviamo in una società profondamente ingiusta. Una società nella quale il potere delle grandi imprese multinazionali ha raggiunto livelli mai visti prima, una società ove molti lavoratori non hanno nemmeno la possibilità di rivendicare i diritti più elementari, una società che vede piccole imprese, artigiani,agricoltori soccombere a seguito della guerra condotta contro di loro dalle grandi corporation.
A molti questa condizione non piace.
C’è chi, come noi, presenta una lista per partecipare alle elezioni comunali e cercare di modificare questa realtà. C’è anche chi fa considerazioni diverse. C’è chi ha maturato la convinzione che tra le forme di lotta per contrastare il potere delle multinazionali ci sia quello di smettere di comprare il loro prodotti, di smettere di frequentare le strutture della Grande Distribuzione Organizzata (i supermercati) che privilegiano quei prodotti. C’è chi pensa che per difendere le piccole realtà produttive i consumatori debbano entrare in contatto direttamente con loro saltando ogni forma di intermediazione. C’è chi pensa di difendere i diritti del lavoratori non comprando merci da quelli che stracciano questi diritti. C’è chi pensa che ambientalismo voglia dire sostenere chi rispetta e difende la natura.
È il mondo dell’economia solidale: cittadini che, organizzati in gruppi d’acquisto solidale (G.A.S.) agiscono nel mercato ma contro le leggi di mercato, cittadini che non considerano solo il prezzo di una merce ma si chiedono come venga determinato quel prezzo, se dietro ci siano storie di sofferenza e di sfruttamento, oppure ci siano pratiche che danneggiano l’ambiente.
Ovviamente non è questo un sentire ancora diffuso, si tratta di gruppi di persone con una consapevolezza superiore alla media.
Per questa ragione è necessario che le istituzioni giochino un ruolo attivo, o almeno neutrale, mai ostile.
Alcune amministrazioni comunali sono comunque andati oltre, si sono impegnate in una preziosa opera di coordinamento che coinvolge gruppi d’acquisto, artigiani, agricoltori biologici, piccole realtà produttive, professionisti, cooperative sociali, ecc. Tutti soggetti che condividono elevati standard di sostenibilità sociale ed ambientale: si tratta dei Distretti di Economia Solidale (D.E.S.)
E il comune di Ravenna?
Nonostante da molti anni siano presenti nel suo territorio di diversi Gruppi d’Acquisto Solidali l’amministrazione comunale non ha mai pensato di svolgere un ruolo in questi termini, anzi sembra orientata a favorire la Grande Distribuzione Organizzata, responsabile della chiusura di decine di piccoli negozi di quartiere. Lo dimostra il numero enorme di supermercati aperti in questi ultimi anni.
Il sindaco uscente, se rieletto, ha intenzione di invertire questa tendenza?
Ne dubitiamo.