“In un territorio come quello della provincia di Ravenna, bagnato dal mare e da fiumi, l’economia dell’acqua costituisce una parte importante del proprio sistema produttivo”. Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, a commento degli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Viale Farini.
Sono all’incirca 2.638 le imprese ravennati dell’economia dell’acqua (filiera ittica; industria delle estrazioni marine; filiera della cantieristica; movimentazione di merci e passeggeri; servizi di alloggio e ristorazione; attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale; attività sportive e ricreative), pari al 6,9% del totale. Una forza imprenditoriale che cresce rispetto al resto dell’economia, grazie ad una variazione negli ultimi sette anni di circa l’8%, a fronte di una flessione del totale delle imprese, nello stesso periodo, del -6%. Una voglia di impresa che coinvolge anche i giovani, perché di queste imprese, 148 sono “guidate” da under 35 (5,6%), così come il genere femminile (570 imprese femminili; 21,6%) e gli stranieri (169; 6,4%). Dietro alla produzione risiede, inoltre, una forza lavoro che conta nel settore oltre 16.000 addetti, che costituiscono l’11,5% del totale impiegato nelle imprese della provincia.
Imprenditorialità, produzione e occupazione, a cui va ad aggiungersi la competitività in campo internazionale, perché l’export della cantieristica italiana (con riflessi positivi anche per l’economia provinciale) e quello del comparto ittico, nel suo insieme, ha toccato nel 2020 quota 4,9 miliardi di euro. Numeri – sottolinea la Camera di commercio – che mettono ben in evidenza la forza di questo segmento produttivo, in grado, pur nel suo piccolo in fatto di dimensioni, di fornire un contributo più che positivo alla crescita socio-economica del territorio ravennate. E alla fine, nemmeno poi tanto piccolo, perché se si tiene conto della sua capacità di attivazione sul resto dell’economia, pari ad 1,9 euro per ogni euro prodotto direttamente, si potrebbe arrivare ad un valore aggiunto prodotto dalla filiera dell’acqua complessivamente considerata (produzione diretta e indiretta) di quasi il 10% del totale dell’economia locale. Anche per questo l’Unione Europea ha raccomandato agli Stati membri di includere nei Piani di ripresa del Recovery Fund misure di protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini (quali lo sviluppo e la gestione della rete Natura 2000, la conservazione e il ripristino di specie e habitat, il controllo delle specie esotiche invasive o la costruzione di infrastrutture blu).
“Sempre più determinante, ha concluso Guberti, è, dunque, il lavoro comune tra le imprese e tra le istituzioni che devono essere loro di supporto. La Camera di commercio proseguirà nel fornire importanti contributi nei contenuti, nella lettura dei dati economici, nella semplificazione amministrativa, nella qualificazione delle imprese, nella formazione delle competenze, mettendo a disposizione un tavolo che favorisca la composizione degli interessi economici e sociali”.