Lista per Ravenna ne ha raccontato di tutti i colori sul rapporto tra gli artisti su strada e il Comune di Ravenna. Nel 2014, la polizia municipale multò per 150 euro, con largo sdegno pubblico, un flautista tedesco, musicista in importanti orchestre europee e di ampia discografia, perché si esibiva in frac nella piazza del Popolo.
Pochi mesi dopo, 19 tedeschi tra i 14 e i 21 anni, allievi di una scuola musicale accompagnati dai loro insegnanti, furono multati perché, preceduti dall’entusiastico benvenuto dello staff di Ravenna candidata capitale europea della Cultura 2019, si esibivano sotto lo scalone del Municipio.
Werther Bartoletti, chitarrista ravennate on the road, solitamente in via Diaz, multato più volte per aver amplificato di pochi decibel le sue esibizioni, ha dovuto presentare nel febbraio scorso una petizione con oltre 350 firme per ricevere dall’amministrazione comunale l’impegno, non ancora mantenuto, di un alleggerimento del divieto.
Autorevoli e qualificati testimoni, che ho ascoltato distintamente, mi riferiscono ora una scena a cui hanno assistito alcuni giorni fa, che supera l’immaginabile. Un pittore ravennate residente in centro storico stava dipingendo, a fianco del muro della gioielleria tra piazza del Popolo e via Cairoli, su una tela di 50×60 centimetri, la visuale del portico verso il bar d’angolo, quando è stato circondato, ammonito e fatto sloggiare da due agenti della polizia municipale, presenti tre assessori comunali, perché accusato di violare l’ormai celeberrimo (o malfamato) regolamento comunale per l’esercizio dello spettacolo su strada.
Si è risparmiato una multa da 75 a 500 euro perché una norma introdotta dopo il caso del flautista tedesco fa sì che la prima infrazione sia perseguita solo con una diffida a non riprovarci. Invitato a mettersi in regola recandosi presso il servizio Attività produttive, gli è stata fatta sottoscrivere una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per un’attività di spettacolo su strada come pittore, ritenuta necessaria per essere esercitata, quasi fosse un’attività economica d’impresa.
Ognuno può capire l’assurdità della scena. Ma quei cinque rappresentanti dell’amministrazione comunale che hanno insistito a dire, respingendo anche le reazioni dei testimoni, che il regolamento dice così e che bisogna rispettarlo, hanno in realtà compiuto loro, non già il pittore, un sopruso.
Il regolamento, intendendo per arte di strada, la libera espressione artistica da parte di qualsiasi persona, esercitata in luogo pubblico o aperto al pubblico, in modo estemporaneo ed itinerante, senza la corresponsione di un predeterminato corrispettivo per la prestazione, il cui compenso è lasciato alla libera offerta dello spettatore, prescrive sì, in tali casi, la preventiva presentazione di una SCIA, considerandola in comunque un’attività economica.
Ma il pittore in questione non chiedeva e non chiede mai alcuna offerta, neanche con la mano o con un piattino. Semplicemente dipingeva, non avendo perciò nessun obbligo di fare una SCIA. Doveva forse pagare la tassa di occupazione di suolo pubblico (TOSAP) perché usava un cavalletto che invadeva sì e no un metro quadro? Sbagliato ancora, perché questa tassa si applica solo se dall’occupazione deriva un vantaggio economico.
Alcune sentenze di Cassazione hanno infatti sancito che per imporla occorre verificare se dall’occupazione discenda un beneficio economico oppure il riconoscimento di una situazione irrilevante, come nell’evidente caso in questione.
Che dire allora dell’altrimenti triste spettacolo, inscenato dal sindaco e dal vice-sindaco sulla stessa piazza del Popolo per celebrare 30 nuovi vigili urbani e mettersi in parata davanti a loro, quasi che il grande merito non sia di utilizzarli bene su strada, come nessuno a tutt’oggi ha mai visto fare, bensì di assumerli coi soldi dei cittadini? Mero avanspettacolo di strada.
Saranno gli elettori stessi, al momento opportuno, sapendo ormai distinguere la propaganda dai fatti, a multarne doverosamente i produttori.