Un forte impegno a ridurre la presenza di cinghiali partendo dalle zone più critiche, per evitare che la malattia, nel caso in cui dovesse manifestarsi in Emilia-Romagna nei selvatici, si trasmetta ai suini domestici. E’ uno degli obiettivi del Piano di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nei cinghiali, approvato dalla Giunta regionale.
Il Piano è stato adottato su proposta dell’assessore alle Politiche per la Salute, dell’assessore all’Agricoltura, Caccia e pesca e dell’assessora alla Montagna. Al momento l’Emilia-Romagna è fuori dalla zona infetta, ma la Giunta ha dato il via libera al documento che definisce preventivamente una serie di obiettivi specifici e priorità.
La malattia, che colpisce suini domestici e cinghiali e non è trasmissibile all’uomo, se non fermata potrebbe rappresentare un grave danno economico per le aziende emiliano-romagnole che operano nel settore della zootecnia, filiera suina. Scopo del piano è, quindi, definire la strategia regionale per il contenimento del rischio di introduzione della peste suina africana.
La strategia del Piano
Tra gli obiettivi, rafforzare la sorveglianza nei selvatici e nei domestici per la rapida identificazione di eventuali casi di malattia, mettere a punto e applicare modalità operative e procedure per lo smaltimento delle carcasse nei selvatici in condizioni di routine e di sospetto peste suina africana. E ancora, rafforzare la biosicurezza negli allevamenti di suini domestici per la protezione dalle popolazioni di selvatici, con particolare attenzione alle aree identificate come critiche dall’analisi del rischio. Quindi incrementare la formazione, l’informazione e l’aggiornamento per veterinari, allevatori, cacciatori e altre categorie per il miglioramento della sorveglianza e per sostenere l’adozione di comportamenti corretti. Il Piano prevede anche la realizzazione di una campagna di comunicazione rivolta a tutti i cittadini per incentivare le segnalazioni di carcasse di cinghiale, che devono essere prontamente esaminate, e diffondere comportamenti corretti per impedire l’introduzione dell’infezione in Emilia-Romagna.
Secondo il documento messo a punto dalla Regione, non è considerato attuabile né tantomeno utile nel contrasto alla peste suina prevedere un’azione di riduzione generalizzata della popolazione di cinghiali selvatici su vasta scala, obiettivo peraltro già indicato da anni negli strumenti di pianificazione regionale. E’ opportuno, invece, identificare aree ben definite a maggior rischio, nelle quali effettuare azioni di contenimento della specie. Ma soprattutto, si ritiene di fondamentale importanza l’abbattimento sistematico di questi animali nei pressi degli allevamenti di suini domestici, con particolare riferimento a quelli all’aperto senza tuttavia escludere nessun’altra tipologia di allevamento.
Lo sforzo di prelievo di cinghiali in Emilia-Romagna, considerato il calo drastico dei cacciatori, ha raggiunto lo scorso anno i suoi massimi livelli con l’abbattimento di oltre 30.500 esemplari. Gli strumenti regionali consentono tutte le azioni previste dalla legge, alcune delle quali (“selezione” e “controllo”) attuabili durante l’intero anno solare.
Il solo abbattimento non può essere sufficiente a proteggere gli allevamenti suinicoli, infatti gli allevamenti familiari, tra gli allevamenti a maggior rischio di introduzione di malattia, con l’ordinanza del Presidente della Giunta emanata a maggio, sono stati depopolati. Per gli allevamenti all’aperto è prevista l’installazione di una tripla rete di recinzione già dal 2008, per gli allevamenti di suini al chiuso la Regione sta per approvare un bando per concedere aiuti per l’installazione di recinzioni.
La filiera suinicola regionale: i numeri
In Italia, secondo i dati Assica del 2019, l’Emilia-Romagna è la seconda regione per macellazione dei suini con il 34%, dopo la Lombardia con il 39%.
La filiera suinicola regionale conta circa 1.200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro, nella quale sono ricomprese le varie Dop regionali: i prosciutti di Parma e Modena e numerosi salumi. In particolare, i prodotti a base di carne Dop e Igp hanno un valore alla produzione pari a 1,93 miliardi di euro e un valore al consumo pari a 4,98 miliardi di euro. L’export vale 601 milioni di euro. Il 53% del fatturato nazionale relativo ai prodotti a base carne Dop e Igp è attribuibile all’Emilia-Romagna.
Come segnalare cinghiali morti o resti
Per fare prevenzione sulla diffusione della PSA, la Regione Emilia-Romagna ha avviato da tempo un servizio telefonico per segnalare eventuali cinghiali morti o resti. La campagna è rivolta ai cittadini, in particolare escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai. Nel caso in cui ci si imbatta in un cinghiale morto (o nei suoi resti), l’invito è di telefonare allo 051 6092124, dopo aver memorizzato la propria posizione geografica, e di scattare una foto, da poter inviare successivamente ai servizi.
Si raccomanda inoltre di evitare comportamenti scorretti che possono portare all’introduzione della malattia nelle popolazioni di cinghiali selvatici e negli allevamenti domestici, attraverso i residui di cibo e la contaminazione di scarpe e indumenti.
Il materiale cartaceo della campagna informativa è disponibile nelle sedi dei servizi veterinari dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Ausl, nelle sezioni provinciali dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia e Emilia-Romagna e nei centri visita di parchi e aree protette.