“Seppur condividendo l’urgenza e la necessità di sviluppare e realizzare impianti per la produzione di fonti energetiche alternative, l’Alleanza delle Cooperative della Pesca e dell’Acquacoltura dell’Emilia-Romagna da mesi ha avanzato precise richieste indirizzate al presidente e Commissario Straordinario per il rigassificatore della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e agli Assessori competenti Alessio Mammi, Vincenzo Colla e Irene Priolo, evidenziando in più occasioni di adoperarsi affinché il rigassificatore di Ravenna fosse attivato a “CICLO CHIUSO”, tenuto conto che le stesse società produttrici optano al “CIRCUITO APERTO” per motivi puramente economici, richiesta disattesa”.
L’Alleanza delle cooperative Pesca e acquacoltura contro l’attuale progetto del rigassificatore al largo di Punta Marina. I pescatori si dicono pronti a protestare di fronte alla sede della Regione Emilia-Romagna
La rigassificazione del GNL richiede una fonte di calore: l’acqua di mare a temperatura ambiente (“circuito aperto”) oppure il calore generato in impianto, (tipicamente dalla combustione di un’aliquota del medesimo gas trasportato e processato: circa lo 0,87%), il cosiddetto “circuito chiuso”.
“Se si usa acqua di mare, bisogna aggiungere un biocida (ipoclorito) per tutto il volume di acqua che entra nell’impianto, per evitare che il circuito si intasi di cozze, organismi incrostanti ecc. L’acqua viene poi restituita – in toto – in mare fredda e sterilizzata, avendo ucciso ogni forma di vita in essa contenuta e ossidato tutta la sostanza organica. Si tratta di volumi d’acqua considerevoli: un impianto da 5 miliardi di metri cubi/anno preleva – e poi restituisce, sterilizzati – circa 400 mila metri cubi di acqua marina al giorno. Una quantità che va moltiplicata per le giornate di funzionamento dell’impianto e per tutta la durata di vita utile dello stesso. Le conseguenze ambientali che ne derivano sono rappresentate in via diretta dalla sterilizzazione dell’acqua in ingresso nell’impianto (stress termico – per via del salto di temperatura con il GNL a -162°C-, stress meccanico – per il passaggio nelle tubature e pompe -, e ossidazione ad opera dello ione ipoclorito)” evidenziano i pescatori.
“Meno evidente è la formazione di cloro-derivati organici e cloramine, fortemente tossici, che distruggono i microorganismi (zoo e fitoplancton) presenti nell’acqua del mare: un impianto di questa portata rilascia circa 125 tonnellate all’anno di sostanze organiche legate al cloro. Si tratta di sostanze tossiche, in parte persistenti e mutagene che si accumulano nei lipidi e vengono trasmesse lungo la catena alimentare, dove possono agire da “endocrine disruptors” aggiunge l’alleanza delle cooperative.
“Sono molecole ricomprese – ai sensi della normativa comunitaria – tra le “sostanze prioritarie” monitorate per lo stato di salute dei corpi idrici. Tutto ciò ha effetti diretti sull’ecosistema marino, poiché i microorganismi distrutti sono quelli che normalmente consentono l’auto-depurazione del mare e rappresentano la base fondamentale della catena alimentare, dalla quale dipende la vita di tutti gli organismi acquatici e dalla quale dipendono, di conseguenza, anche le attività (pesca, acquacoltura, ecc.) che su questi organismi si fondano.
“Si deve fare attenzione – dichiara Massimo Bellavista, Responsabile Pesca e Acquacoltura Emilia-Romagna di Legacoop Agroalimentare – alle zone in cui si vanno a collocare questi impianti, e alle caratteristiche biologiche del sito. Le acque profonde – prosegue Bellavista – sono povere di vita perché meno concentrate mentre le acque costiere sono ricche di sali nutrienti (azoto, fosforo) e brulicano di avannotti, larve, plancton. Ci stiamo attivando per avere un parere dello STECF (il Comitato Europeo Tecnico, Scientifico ed Economico per la Pesca) in merito allo stato delle risorse nell’Alto Adriatico e sugli effetti dell’impatto che il rigassificatore a ciclo aperto di Ravenna avrà sull’ambiente marino costiero. Tutti i Comuni della costa dell’Emilia-Romagna dovrebbero essere al nostro fianco, facendosi carico delle istanze dei pescatori nel pieno interesse delle comunità costiere e di tutti i settori delle economie del mare compreso il turismo balneare costiero”.
I pescatori chiedono di valutare preventivamente quale dei due sistemi adottare.