I Finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna, nell’ambito delle attività operative finalizzate alla tutela della spesa pubblica con particolare riguardo alla verifica della legittima percezione dei diversi sussidi connessi all’emergenza sanitaria in atto, hanno eseguito una serie di accertamenti nei confronti dei percettori del “contributo diretto per il sostegno alle locazioni” erogato dall’Unione dei Comuni della Romagna Faentina, individuando 13 beneficiari che hanno ottenuto il sussidio senza tuttavia possedere i requisiti reddituali di legge.
La Regione Emilia Romagna, infatti, a giugno 2020 decideva di stanziare una parte delle somme del fondo regionale per l’accesso all’abitazione in locazione al fine di sostenere le famiglie e le persone colpite economicamente dalla crisi sanitaria in atto e in difficoltà nel pagamento dell’affitto. L’Unione della Romagna Faentina, quindi, attingendo da questo fondo speciale, prevedeva interventi diretti a favore dei nuclei familiari che attestavano nell’istanza di sussidio di aver subito una perdita o diminuzione rilevante del reddito familiare nel trimestre marzo – maggio 2020 dovuta alla crisi economica connessa alla pandemia e conseguente alla cessazione del rapporto di lavoro dipendente o alla sospensione o consistente riduzione dell’orario di lavoro o anche alla diminuzione del fatturato (per gli imprenditori individuale e per i lavoratori autonomi).
In particolare il cambiamento della situazione lavorativa doveva essersi verificato a partire dal 10 marzo 2020 (data di entrata in vigore delle disposizioni del DPCM del 9/3/2020 c.d. “lo resto a casa”), mentre la riduzione del reddito familiare calcolato sui mesi di marzo, aprile e maggio 2020 doveva essere almeno del 20% rispetto al reddito dello stesso trimestre dell’anno 2019. Detta riduzione doveva essere quindi autocertificata da un componente del nucleo ISEE e supportata dalla presentazione di adeguata documentazione (buste paga, certificazioni del datore di lavoro, fatture, ecc…). Il contributo massimo elargibile, comunque, non poteva superare complessivamente i 1.500,00 euro.
Su tali basi normative e regolamentari e in stretta collaborazione con il Settore Servizi alla Comunità dell’Unione della Romagna Faentina, i militari della Compagnia di Faenza hanno quindi esaminato la documentazione presentata da 140 nuclei familiari percettori del beneficio in parola, individuando così 13 soggetti che non erano in possesso dei requisiti necessari per l’accesso al contributo in quanto, contrariamente a quanto attestato nelle autocertificazioni presentate a corredo dell’istanza, sono risultati già percettori di reddito di cittadinanza (non cumulabile con il sostegno alle locazioni) ovvero titolari di redditi superiori alle soglie massime per poter beneficiare di questo specifico contributo.
Pertanto i trasgressori sono stati sanzionati amministrativamente ai sensi del secondo comma dell’articolo 316 ter del codice penale, che prevede il pagamento di una sanzione pari al triplo dell’importo indebitamente ottenuto, risultato in media pari a circa 750 euro per ciascun nucleo familiare per un danno alle casse degli enti locali stimabile in oltre 10.000 euro. Inoltre sono state inviate apposite segnalazioni all’Ente pubblico erogatore per l’avvio delle procedure di recupero delle somme illecitamente percepite.
L’attività svolta testimonia, ancora una volta, il quotidiano impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alle condotte illecite perpetrate a danno della spesa pubblica, al fine di garantire che le risorse finanziarie stanziate dagli enti pubblici vadano a beneficio esclusivo di chi ne ha titolo perché versa in effettive situazioni di disagio.