Riunione inconcludente quella di ieri, 4 giugno, voluta dalla ministra Azzolina con la presenza del Presidente del Consiglio. Un incontro che ha messo in evidenza la sostanziale inconsistenza dell’azione di governo sulla scuola; ad oggi non si va oltre alle generiche intenzioni di tornare alle attività in presenza, ma senza alcun progetto definito e concretamente praticabile.
Certamente non poteva scaturire dalla conferenza di ieri, che ha visto oltre cinquanta partecipanti, espressione variamente articolata di rappresentanze del mondo civile e della scuola. Salvo che per un salutare richiamo alla realtà rivolto in modo pressante da Regioni, Province e Comuni, non sono emerse idee risolutive rispetto al lungo elenco di problemi ancora una volta prodotto. Oltre alle indicazioni fornite dal CTS della Protezione Civile e da osservare per riaprire in sicurezza le scuole a settembre, è parsa da tutti condivisa la convinzione che la Didattica a distanza non possa considerarsi sostitutiva di un modello di scuola il cui fondamento è rappresentato anche dal diretto rapporto che si sviluppa in una situazione di diretta presenza.
I Sindacati, presenti anche con i rispettivi vertici confederali, hanno rivendicato l’urgenza di un piano operativo, di cui non vi è al momento alcuna traccia. Non si può rimanere nella sostanza fermi, in attesa che l’abbassarsi della curva epidemiologica ci riconsegni ad una normalità, come è sembrato di cogliere nelle parole della ministra, che ripropone lo stesso atteggiamento assunto anche in momenti precedenti, nei quali si sono seguite le consuete prassi amministrative, prescindendo dal carattere di straordinarietà determinato dalla pandemia. Un sistema già sovraccarico di elementi burocratici che ne minano l’efficienza, ha oggi più che mai bisogno di liberarsene, e ciò richiede un provvedimento legislativo organico per consentire la riapertura in sicurezza a settembre, che tutti assumono a parole come obiettivo, ma che va perseguito rapidamente nei fatti. È questa la ragione fondamentale tra quelle che hanno indotto tutti i sindacati della scuola a proclamare uno sciopero non etichettabile come corporativo, tanto che lo stesso Premier, proprio nell’incontro di ieri, ha affermato di condividerne gli obiettivi.
Lunedì 8 giugno lavoratrici e lavoratori sosterranno con forza queste ragioni con uno sciopero che comporta l’astensione da tutte le attività individuali e collettive: sciopereranno per chiedere che sia possibile un ritorno a settembre alle attività in presenza, che si diano per questo alla scuola risorse e personale stabile, ricordando che saranno docenti, amministrativi, dirigenti, tecnici e collaboratori i soggetti su cui ricadrà direttamente l’onere di far ripartire la scuola e di farla funzionare al meglio.
Il mondo del lavoro della scuola ha già dimostrato di saperlo fare, gestendo con competenza, generosità e professionalità una fase di inedita emergenza.
Ora tocca alla politica mostrarsi all’altezza con la capacità di dare risposte efficaci e immediate, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità di fronte alla scuola e al Paese.