È stato un facile profeta Stefano Bonaccini quando nell’incontro di domenica scorsa con la nostra città ci avvisò che presto da destra sarebbero piovuti su Faenza i temi (ammesso che così li possiamo chiamare) nazionali cari a quest’area.
A inaugurare le esternazioni inquietanti ci ha pensato Emanuele Visani, con la sua uscita sulla famiglia Matatia, arricchitasi, a suo dire, vendendo pellicce ai nazisti; uscita sulla quale il candidato di Insieme per Ca…vina ancora non si è ufficialmente pronunciato, forse perché Emanuele Visani non ha niente a che vedere con lo schieramento di centro destra? nel qual caso ovviamente ci aspettiamo di non vedere il suo nome in alcuna lista di candidati.
Ma prima ancora del dominus di Faenza Aperta, già la comunicazione del centro destra era tale da suscitare un certo disagio, a partire dagli improvvidi segnali lanciati nella conferenza stampa di presentazione, dove alla parola d’ordine “Valore Uomo” ha fatto da controcanto una foto di coalizione in cui gli unici viventi di sesso femminile di cui si potesse suppore la presenza erano le femmine degli acari della polvere.
Folklore locale? Mah…
D’altronde Roberto Calderoli, che senza tema di smentite possiamo considerare uno dei principali esponenti nazionali della Lega, se ne è uscito nell’aula del Senato della Repubblica con questa suggestiva argomentazione: “La doppia preferenza di genere danneggia il sesso femminile perché normalmente il maschio è maggiormente infedele del sesso femminile… il maschio solitamente si accoppia con quattro cinque rappresentanti del gentil sesso, cosa che la donna solitamente non fa. Il risultato è che il maschio si porta il voto di quattro cinque signore, e le signore si ripartiscono e non vengono elette». Questa teoria, che sarebbe stata immediatamente fatta propria dagli sceneggiatori di film come I Mostri o I Nuovi Mostri, non è stata purtroppo esposta all’epoca di quei film, cioè sessant’anni fa, ma la settimana scorsa.
Salta purtroppo all’occhio ogni giorno come di queste concezioni imbarazzanti, che farebbero giustamente morir dal ridere se non ci fosse qualcuno che le prende sul serio, la destra, nel proprio repertorio politico e culturale, ne abbia tutto un mazzo.
È vero che in un’elezione amministrativa ci si dovrebbe misurare soprattutto sui temi de territorio, ma come possiamo dimenticare che, nell’eventualità che Cavina/Salvini (Calvini?) vincesse le elezioni, quello che ci troveremmo catapultato al vertice delle istituzioni cittadine sarebbe anche il greve fardello ideologico che queste aree politiche continuamente tradiscono nella comunicazione e che, se avessero la meglio, si troverebbero immediatamente a riportare nel governo cittadino, sdoganando magari, come accaduto a Brisighella, le tesi negazioniste sul cambiamento climatico e l’insopportabile tiritera che vorrebbe minimizzare il 25 aprile come una delle tante date della storia patria da ricordarsi casomai, in mezzo a tante altre, indipendentemente dal significato di esse, come se tutti i conflitti fossero uguali, se tutte le cause fossero equivalenti e se tutte le idee, infine, non fossero altro che idee: fascismo, antifascismo, democrazia, populismo ecc. ecc.
Ma forse non c’è niente di cui proccurarsi, perché, come ha dichiarato ieri Jacopone da Forlì in merito all’uscita di Emanuele Visani: “Avremo 140-150 candidati, ognuno si assume la responsabilità di ciò che dice”, che è un po’ come dire: ognuno la pensi come vuole, noi la responsabilità per le sparate di chi mettiamo in coalizione non ce la prendiamo di certo, l’importante è che porti un pugno di voti.