Lunedì 11 luglio, alle 21.30, Pasta Nera Jazz Project sotto la Torre dell’Orologio al Bar Caffè Bellini. Ingresso libero.
I Pasta Nera Jazz Project pubblicano e portano in tour il disco Pasta Nera, un viaggio temporale tra etnia e cultura in dieci brani musicali, a Faenza in un gemellaggio Carpino – Faenza grazie all’amicizia tra Antonio Pizzarelli e Giordano Sangiorgi insieme al Carpino in Folk e MEI
Un sound che nasce dal passato per farlo rivivere, una musica che ha da raccontare di luoghi e sapori antichi, un suono che attraversa e avvicina confini di popoli e terre lontane.
Il progetto sonoro Pasta Nera Project viene creato nel 2018 dalle composizioni del pianista Felice Lionetti e del sassofonista e clarinettista Antonio Pizzarelli, ai quali poi si aggiungono il contrabbassista Giovanni Mastrangelo e il batterista Antonio Cicoria.
La scelta del nome Pasta Nera nasce dalla citazione del titolo di una canzone di Matteo Salvatore, compositore e cantante di musica popolare, oltre che interprete di canti tradizionali del Gargano degli anni 50. Nello specifico, il quartetto ha spiegato che questo nome sta a significare ‘impasto’, ovvero la fusione di stili musicali etnici, mentre ‘nera’ si riferisce alla black music.
Pasta Nera, è anche il titolo del primo lavoro del gruppo, uscito ad aprile 2019 e totalmente autoprodotto. L’album contiene 10 tracce ed è già vincitore, con il brano Sulla Torre, del Premio Internazionale “Suoniamo il Sac Porta d’Oriente”.
Questo è un disco nel quale la melodia della tradizione popolare incontra l’eleganza del jazz; lo possiamo sentire ad esempio nella composizione Mamma Mamme dove vige il ritmo della tarantella, mentre nel brano Carpinese vi è un ritmo di tammurriata.
L’uso degli strumenti è quindi calibrato e studiato per ricreare le ricercate atmosfere tipiche della tradizione, mediante il loro originale tocco: come il clarinetto basso con il suo timbro scuro è usato per simulare la voce dei contadini e cantori che cantavano quei brani popolari, richiami di voci lontane; oppure il sax soprano, che rimanda alle sonorità saracene, inserito nel mood dei brani Pasta Nera e La vadda di Stignano; insomma un quartetto musicale che fa da ponte tra passato e presente, fino a risucchiare il tutto in un impasto omogeneo e appassionato.
Una connessione tra il jazz e la tradizione popolare del Gargano e dei Monti Dauni, una mescolanza avvenuta storicamente tra la cultura arabo-saracena, napoletana e quella tipica e originale del territorio.
All’interno dell’album troviamo delle composizioni scritte da loro, pensandole come a “delle melodie che fotografassero da vicino emozioni e sensazioni dei luoghi, una sorta di foto-musica”, altre che sono di Matteo Salvatore ed alcune tratte dalla tradizione.
Pasta Nera Jazz Project vuole essere perciò un tributo alla tradizione popolare di Capitanata, un distretto storico-culturale della Puglia e ha costituito un’unità amministrativa, rivitalizzata e riarrangiata in chiave jazz su di un coro che fa da portale tra mondi e colori diversi.