“Essere cristiani oggi, sulla scena di questo mondo, agitato da tante violenze e da azioni destabilizzanti e inquietanti, che nascono da gruppi o singoli concentrati sul proprio interesse o sui propri bisogni immediati e materiali, è difficile. Non riusciamo peraltro a non mettere al centro dei nostri discorsi la cronaca nera o le vicende di guerre e conflitti, o i comportamenti di corruzione e di mancanza di etica, anche vicini a noi. C’è poca speranza e poca fiducia nel futuro, molti si sentono impotenti. E ci si chiude in sé stessi, nell’attivismo, nel disimpegno o nella superficialità dei divertimenti. Qualcuno cerca vie di fuga pericolose e alienanti, come una parte dei nostri adolescenti e dei giovani.

Annunciare la Pasqua del Signore Gesù, è annunciare che la vita, la giustizia, la verità, il bene alla fine avranno sempre la meglio. E se è vero che le scelte a favore del bene comune e della dignità della persona umana, avranno un prezzo, chiederanno rinunce e lotte, però faranno crescere il bene di tutta la società e la felicità dei singoli. Siamo in un momento in cui potremmo essere tentati di cedere anche noi al compromesso facile, rinunciando ai nostri valori e ai nostri doveri. Soprattutto in questi tempi nei quali siamo spesso chiamati a scelte politiche o comunque a decidere sull’orientamento generale della società in cui viviamo.  Non possiamo permettercelo né per noi stessi, per le nostre famiglie, né soprattutto per le giovani generazioni, che si aspettano da noi orientamenti ed esempi, per fondare la loro casa sulla roccia, non sulla sabbia.

Dobbiamo ricordare, nel sessantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, le parole preziose che ci furono consegnate per illuminare il nostro secolo: “… cresce la coscienza dell’eminente dignità della persona umana, superiore a tutte le cose e i cui diritti e doveri sono universali e inviolabili. Occorre perciò che sia reso accessibile all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l’abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all’educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso” (Gaudium et Spes, 26)

“Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, … o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: «Quanto avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt25,40)”.

E questi impegni concreti, positivi, che umanizzano una società, la sua economia, la sua politica, le sue relazioni interpersonali, i suoi cammini educativi, devono anche essere accompagnati da una vera lotta contro le malattie sociali che possono divorare soprattutto i giovani e bloccare ogni sviluppo.

È per noi un obbligo di coscienza contrastare “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili” (Gaudium et Spes, 27). Non è questo un vero programma di costruzione o di rinnovamento delle nostre società a livello mondiale, ma anche della nostra società ravennate e romagnola? Noi che crediamo in Cristo risorto e vivo non dovremmo rinnovare la nostra coscienza con questi valori e con le scelte personali e comunitarie, ma anche sociali, che ci vedono coinvolti?

Un augurio: la forza della Pasqua ci spinga, la parola del Vangelo ci illumini, la carità ci permetta una testimonianza anche eroica, sicuri che “il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,22).”

Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo