La richiesta del Sindaco Michele de Pascale ai ministri Lamorgese e Speranza di vietare gli spostamenti da fuori Comune (o Provincia) per le manifestazioni, in seguito al raduno di Sabato 10 Aprile in piazza del Popolo a Ravenna, organizzato dal Movimento 3V insieme ai ‘No mask’ di Cesena, e’ qualcosa di molto grave.
Pur condannando le rimostranze portate in piazza dai due movimenti, cosi’ come le modalità con le quali si è svolta la manifestazione, come Partito Comunista non possiamo che essere scioccati dalla richiesta del Sindaco, che di fatto propone di abrogare un diritto inviolabile quale il ‘diritto di riunione’, sancito dall’art. 17 della Costituzione Italiana.
Vogliamo ricordare al Sindaco tale articolo: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”
L’art. 17 della Costituzione rientra fra le libertà negative, cioè fra i diritti inviolabili che l’ art. 2 della Costituzione riconosce e garantisce all’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (associazioni, sindacati, partiti politici, ecc.), per cui nessuno, tantomeno lo Stato, può negarle ai cittadini.
Vietando lo spostamento fuori dal proprio Comune di fatto si negherebbe su tutto il territorio nazionale tale diritto, colpendo non solo i partiti non allineati al Governo e alle scellerate politiche della UE, ma soprattutto i lavoratori – privati, pubblici, autonomi – che più di tutti subiscono la disastrosa gestione della pandemia e che così si vedrebbero privati anche del diritto di protestare.
Il Movimento 3V e quello “No Mask” sono noti alle cronache. La manifestazione è stata preannunciata alla Questura, il Sindaco dunque non poteva non esserne a conoscenza.
Visti i nomi delle associazioni promotrici (tra cui No Mask!), il dubbio che si potesse verificare un assembramento senza mascherine fuori dal rispetto delle norme vigenti sarebbe venuto a chiunque: “nome omen” verrebbe da dire.
Alla luce di queste considerazioni, forse si sarebbe potuto gestire la cosa in maniera diversa, sia ex-ante che durante l’evento.
Come mai è stato dato l’ok per fare quella manifestazione in Piazza del Popolo?
Pur acconsentendo al raduno, si poteva negare la piazza e concedere un luogo più consono, non centrale, più capiente, in modo da permettere un adeguato distanziamento.
Sembra invece che si sia voluto creare il “casus belli”, per poi utilizzarlo al fine di colpire il diritto di manifestare di tutti, anche di quelli – come il Partito Comunista – che lo fanno nel rispetto delle regole.
Concludiamo con un cenno storico: l’ultimo governo che apportò gravi restrizioni alle libertà personali e impose il divieto di assembramento fu il governo fascista. Ci aspettiamo quindi che il Sindaco ritiri la sua proposta, palesemente anticostituzionale e contraria ai diritti inviolabili dell’uomo espressi dall’art. 2 della Costituzione antifascista italiana.