Parere negativo (rispetto all’ammissibilità) alla petizione popolare per chiedere di esercitare l’attività venatoria nelle zone limitrofe (le cosiddette aree contigue) al Parco regionale della Vena del gesso romagnola. Nella commissione Politiche economiche (presieduta da Manuela Rontini) è stata accolta con favore la risposta alla petizione da parte dell’assessora alla Montagna Barbara Lori che ha, di fatto, respinto la richiesta.
Nella petizione i firmatari richiedono in sostanza “di rivedere le aree contigue, a favore di una delimitazione netta tra area protetta del Parco della Vena del gesso romagnola e area limitrofa, senza inserire zone cuscinetto che appesantiscono le attività dei Comuni interessati e di permettere agli stessi Comuni, che lo dovessero richiedere, di poter uscire da tali aree contigue”. Ad oggi la superficie di area contigua è pari a 4mila ettari e rappresenta la porzione agricola del Parco, mentre rientrano nel Parco vero e proprio gli affioramenti rocciosi (complessivamente Parco e area contigua hanno una superficie di 6mila ettari).
“Questa è una proposta di petizione – ha ricordato Rontini – trasmessa da cittadini nei mesi scorsi e sulla quale la commissione è chiamata a esprimere parere rispetto alla risposta dell’assessora. Nella bozza di risposta è stato evidenziato che nessun Comune ha chiesto di uscire dall’area contigua”.
Giulia Gibertoni (gruppo Misto) ha sottolineato che “il Parco della Vena del gesso si estende su più di 6mila ettari e vanno valorizzate anche le aree contigue. La petizione illustra bene l’obiettivo e significa scardinare il sistema delle aree protette. Bisognerebbe fare il contrario cioè chiedere di ampliare le aree protette. La legge 394 del 1991 detta i principi fondamentali per la gestione delle aree protette e stabilisce che le Regioni con gli organismi di gestione dei parchi definiscano piani, programmi e disciplina di caccia e pesca nelle aree contigue a quelle protette”.
Per il consigliere Marco Mastacchi (Rete civica) “per le aree contigue occorre un’opportuna valorizzazione senza penalizzare le attività produttive che insistono su questi territori. È prevista una nuova approvazione delle aree, quindi sarà occasione per tornare sull’argomento con un maggiore coinvolgimento territoriale. L’approccio alla convivenza tra tutela ambientale e attività economiche sarà occasione per rivedere le regole”.
L’assessora Lori ha precisato che “si sta definendo il Piano territoriale del Parco per definire l’area contigua definitiva e deve essere garantito il coinvolgimento delle parti coinvolte, in primis i Comuni, che sulla petizione non si sono pronunciati. L’area contigua è un’opportunità per il Parco ma anche per il territorio nella sua complessità. Parliamo di un’area cuscinetto che non deve avere penalizzazioni perché dal punto di vista ambientale è comunque rilevante. Tutti gli strumenti a nostra disposizione devono essere gestiti con la logica della concertazione e una riflessione più ampia potrà aiutarci a consolidare la funzione dei parchi rispetto alle nostre politiche ambientali. La nostra rete dei parchi ci consegna un patrimonio ambientale e di attività per cui non riteniamo ci siano le condizioni per vedere favorevolmente la sollecitazione arrivata attraverso la petizione”.
Nel documento che “boccia” la petizione in conclusione si legge: “La totale eliminazione dell’area contigua determinerebbe una grave perdita di immagine e di possibilità di sviluppo delle attività agricole e agrituristiche del territorio, anche a svantaggio del lavoro di valorizzazione di questi territori che si sta compiendo con la recente candidatura a patrimonio naturale dell’Unesco delle aree carsiche gessose dell’Appennino settentrionale, tra cui ricade la Vena del gesso romagnola come una delle più importanti formazioni geologiche dell’intera regione”.
Massimiliano Pompignoli (Lega) ha commentato: “Una riflessione sui parchi deve essere fatta per quanto riguarda l’attività venatoria. Il parco è considerato zona protetta in cui gli animali si vanno a riparare e riprodurre e occorre verificare se nelle aree cuscinetto, cioè cacciabili, è possibile applicare una regolamentazione diversa. I Comuni rischiano vincoli diversi se si dovessero cambiare le perimetrazioni”.