La sanità è stata negli anni falcidiata da tagli lineari e tutti i cittadini hanno toccato con mano, ad inizio pandemia, i risultati di scelte economicistiche che nulla hanno a che fare con le doverose compatibilità sociali. Se oggi il nostro sistema regionale regge lo si deve prioritariamente a tutti gli operatori sanitari che sono il vero valore aggiunto della sanità pubblica.
Oggi la vera “iattura” sarebbe pensare che l’ottimizzazione della spesa sanitaria possa avvenire riducendo il personale. Ammesso e non concesso che la pandemia si volatilizzi è infatti evidente la necessità di recuperare le prestazioni rimaste indietro in questi due anni, come è palese che per potenziare la medicina territoriale occorre personale. Stabilizzare il personale e garantire il turn over non vuol dire assumerne più persone, significa consolidare un patrimonio di conoscenze ed esperienze oltre che credere, come hanno fatto in questi anni il Presidente Bonaccini e l’Assessore Donini, alla centralità della sanità pubblica.
Il tema degli screening, così come sollevato da alcune sigle sindacali mediche per evidenziare che l’approccio politico ha prevalso sulle ragioni della scienza, la dice lunga sul grande divario di visione sulle relazioni sindacali e sulla tutela complessiva del nostro sistema sanitario pubblico. La UIL FPL non ha infatti mai posto una questione “tecnica”, quanto di rispetto delle relazioni, essendo fortemente convinti che ogni azione nei confronti del personale debba prevedere un confronto preventivo con tutte le Organizzazioni Sindacali.
Apprezziamo pertanto ogni scelta politica che, rigettando logiche unilaterali, valorizza metodi di rispettoso confronto, a maggior ragione in una Regione che ha fatto della concertazione con le parti sociali un elemento distintivo e per nulla scontato.
Vorremmo quindi che tutti coloro che possono dare un contributo lo facciano non tanto a difesa di questa o quella parte, quanto a tutela del nostro sistema sanitario e di coloro che vi lavorano, motivo essenziale per affermare con certezza che una “iattura” sarebbe tornare indietro rispetto ai percorsi di stabilizzazione, alla garanzia del turn over e sui rinnovi dei contratti a tempo determinato, sapendo quanto oggi è difficile reperire sul mercato del lavoro moltissime professionalità sanitarie, cosa che non abbiamo ancora sentito da chi ritiene che “l’approccio politico abbia prevalso sulla scienza”.
Oggi siamo quindi ancora più convinti che al di la delle vicende legate al singolo direttore generale, si debba puntare su un modello di direzione dell’Assessorato alla Sanità scevro da individualismi e in grado di coinvolgere maggiormente tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere per garantire la migliore e più equa risposta ai bisogni di salute, molti dei quali in notevole aumento per effetto della pandemia.