Nel periodo del Covid è aumentata la quota dei Neet, i giovani adulti che non hanno un lavoro né seguono un percorso scolastico o formativo per periodi prolungati.
Nel suo report annuale ‘Education at a Glance 2022’ l’Ocse rileva come la quota di Neet di età compresa tra 25 e 29 anni in Italia era già in aumento al 31,7% durante la pandemia da Covid nel 2020, e ha continuato ad aumentare fino al 34,6% nel 2021.
In questa fascia d’età sono più le donne (il 39%) che gli uomini. Per i giovani tra 20 e 24 anni, la quota era diminuita tra il 2019 e il 2020 dal 28,5% al 27,4%, ed è aumentata fino al 30,1% nel 2021.
Nel 2019, i Paesi dell’Ocse hanno speso in media il 4,9% del loro Pil per gli istituti di istruzione dal livello primario, le elementari, a quello terziario, l’istruzione universitaria, l’Italia è sotto la media, di oltre un punto percentuale, al 3,8%. Il confronto emerge dal report dell’Ocse ‘Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione’. Nell’edizione dello scorso anno, il dato relativo al 2018 veniva indicato nel 4,1%. In Italia – evidenzia l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – la spesa pubblica per l’istruzione da primaria a terziaria è stata pari al 7,4% della spesa pubblica totale, anche questo un valore inferiore alla media dell’Ocse che è del 10,6%. La quota del Pil è un indicatore dell’importanza che i Paesi attribuiscono all’istruzione nelle loro decisioni. Ma poiché i numeri variano a seconda del Pil, dei bilanci pubblici e del numero di studenti, l’Ocse ha calcolato anche l’importo totale del finanziamento per studente: i Paesi dell’Ocse, per i vari livelli di istruzione da primario a terziario, spendono in media 11.990 dollari all’anno per studente per gli istituti di istruzione. Nel 2019, l’Italia ha speso meno: 10.902 dollari per studente; ma la spesa cumulativa dell’Italia per l’istruzione di uno studente da 6 a 15 anni è stata di 105.754 dollari, un dato leggermente superiore alla media dell’Ocse di 105.502. I valori per studente sono, di poco, più alti della media per la scuola primaria e più bassi per la scuola secondaria. Maggiore il divario nella spesa per l’istruzione universitaria, in Italia di 12.177 dollari, contro una media di 17.559, influenzata molto però, sottolinea l’Ocse, dai valori elevati in alcuni Paesi.
Le retribuzioni dei docenti italiani si confermano più basse della media e poco dinamiche. Nel suo report annuale ‘Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione’, l’Ocse rileva come in media, nei Paesi aderenti all’Organizzazione i salari reali variano da 41.941 dollari a livello preprimario a 53.682 nella scuola superiore, mentre in Italia, sono in media di 40.008 dollari a livello preprimario e di 45.870 alle superiori. Inoltre, tra il 2015 e il 2021, in media gli stipendi degli insegnati delle scuole media con 15 anni di esperienza e le qualifiche più diffuse sono aumentati del 6% in termini reali. In Italia, l’aumento degli stipendi è stato pari all’1%. In generale, gli stipendi dei docenti rimangono inferiori a quelli degli altri laureati. In Italia, gli insegnanti delle medie guadagnano il 27,4% in meno rispetto agli altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria. Al contrario, rileva l’Ocse, gli stipendi reali dei dirigenti scolastici in Italia sono molto più alti rispetto ai salari degli altri lavoratori con un’istruzione terziaria. Tale dato è simile a quello della maggior parte dei Paesi dell’Ocse, dove i dirigenti scolastici tendono a guadagnare molto di più rispetto alla media dei lavoratori con un’istruzione terziaria.
In Italia in venti anni il livello di istruzione è aumentato a un ritmo più lento rispetto alla media dei Paesi dell’Ocse; per quanto riguarda i giovani tra i 25 e i 34 anni, l’Italia resta uno dei 12 Paesi in cui la laurea non è il titolo di studio più diffuso. Ed è più alta la percentuale di coloro che non ottengono un titolo di istruzione alle scuole superiori. Sono alcuni dei dati del report dell’Ocse ‘Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione’, che ogni anno fornisce una comparazione delle statistiche nazionali dei 38 paesi membri dell’Ocse, più Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Arabia Saudita e Sud Africa. Il report sottolinea che il livello di istruzione è in crescita costante in tutta l’area dell’Ocse, in particolare a livello terziario e tra gli adulti più giovani. Tra il 2000 e il 2021, la percentuale di giovani tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria è aumentata in media di 21 punti percentuali. Anche in Italia la quota è aumentata, ma a un ritmo più lento, di 18 punti percentuali (dal 10% nel 2000 al 21% nel 2011 e al 28% nel 2021). Inoltre, l’Italia rimane uno dei 12 Paesi dell’Ocse in cui l’istruzione terziaria è ancora meno diffusa rispetto all’istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria in termini di livello più alto di titolo di studio conseguito dalle persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Inoltre, il 14% dei giovani adulti dell’area Ocse ha interrotto gli studi senza conseguire un titolo di studio secondario superiore. In Italia, tale quota corrisponde al 23%: un dato superiore alla media. (Ansa)