Sta facendo molto discutere il post pubblicato su Facebook da Luigi Milandri, e ripreso da diverse pagine, nel quale l’ormai ex ortopedico in servizio all’ospedale di Faenza annunciava la decisione di licenziarsi da dipendente dell’Ausl Romagna dopo 11 anni, spiegandone le ragioni. Le discussioni scoppiate intorno al post sono frutto del momento storico. Lo sfogo amaro infatti del dottor Milandri, ravennate, arriva in piena campagna elettorale, con la sanità finita al centro delle discussioni politiche dei vari schieramenti candidatisi a guidare l’Emilia-Romagna e a pochi giorni di distanza dal consiglio comunale straordinario della città di Ravenna dedicato esclusivamente al tema della sanità, richiesto a gran voce dall’opposizione a causa di alcuni dei problemi evidenziati nel post dello stesso dottor Milandri
Il post:
“Il 31/12/19 è stato il mio ultimo giorno di lavoro all’USL della Romagna. Mi sono licenziato. Dopo 11 anni. Ho pubblicato questa foto (lavoravo ancora a Faenza prima del trasferimento a Lugo) perché rappresenta quello che sono stati per me questi 11 anni: abnegazione, sacrificio e passione. Nello specifico avevo una grave infezione e se non mi facevo degli antibiotici in vena mi risultava difficile anche solo stare in piedi, ma eravamo pochi e c’era bisogno così andavo lo stesso in ospedale ma appena arrivato mi facevo fare una flebo di rocefin. Sicuramente lo rifarei.
La più grande delusione è che nessuno (non mi riferisco ai colleghi) mi ha chiesto PERCHÉ, perché a quasi 50 anni con un bagalio di esperienza e conoscenze da trasmettere ai più giovani ho deciso di mollare. E non sono il solo, negli ultimi 5 anni a Lugo di 4 che eravamo nella fascia 40-50, 3 se ne sono andati. Ma a nessuno interessa. Se esce uno di 50 (anni) ed entra uno di 30 non è la stessa cosa.
Al momento il mio pensiero ed apprezzamento è per coloro che restano, che tengono duro garantendo un servizio sociale FONDAMENTALE. Perché 365 giorni all’anno 24 ore al giorno in Italia, negli ospedali c’è un medico pronto ad aiutarvi, bravo o meno bravo, affabile o cinico, ma c’è. Sarebbe una tragedia se questo servizio non fosse più garantito, pensate solo a un vostro caro, un figlio, un fratello, un genitore, su un letto in pronto soccorso sofferente senza uno medico che possa aiutarlo o curarlo.
Io ho mollato perché nell’ospedale pubblico una crescente burocratizzazione del lavoro ha progressivamente allontanato il medico dal pz tenendolo inchiodato per ore al computer. Ho deciso di fare il medico per visitare, per stare in sala operatoria e non per compilare certificati INPS, INAIL, chiudere cartelle e compilare schede DRG, cartella elettronica, ecc, ecc, ecc…
Se penso ai Natali senza scartare i regali con i miei figli, alle corse a Lugo o Faenza di notte con la nebbia per urgenze dopo avere lavorato 12 ore, tornando a casa alle 2 o 3 di notte e la mattina alle 8 puntuale in sala operatoria perchè la reperibilità non contempla il riposo il giorno successivo. Ai pasti regolarmente saltati, alla dilagante mancanza di rispetto da parte di un’utenza sempre più saccente ed arrogante. Tutto ciò è logorante. Molti potrebbero pensare che è remunerativo, non è così credete, gli stipendi dei medici in Italia sono tra i più bassi in Europa ed assolutamente inadeguati al grado di competenze, stress e logoramento psico-fisico che tale professione comporta.
Ho scritto questo post perché avrei voluto gridare, con tutto il fiato che ho in corpo, queste cose a chi “governa” la sanità in Italia ma non è possibile. Condividete questo post magari potrebbe arrivare a qualcuna di queste persone e innescare qualche riflessione”.