Gli alunni della classe 3A-AFM dell’Istituto Tecnico Oriani non hanno atteso particolari spiegazioni introduttive da parte dei loro insegnanti all’uso della lingua dei segni come comunicazione, quando hanno colto con sollecitudine, sin dai primi giorni di scuola, la necessità di comunicare con una loro compagna di classe sorda. Per alcuni di loro già una vecchia amicizia, iniziata nel biennio, ma per molti altri una nuova compagna del triennio: per tutti un’amica con cui stringere relazioni e amicizia, comunicare, dialogare, vivere insieme con serena partecipazione e condivisione la vita scolastica nella sua piena espressione. È stato questo il motore principale che ha permesso l’attivazione – in realtà una prosecuzione – del Progetto dedicato alla Lingua Italiana dei Segni (LIS), particolarmente sentito da alunni e dal Consiglio di Classe. Diversi incontri con un’esperta, che permettono di rendere inclusiva e tranquilla la vita della compagna di classe, comunicando con lei attraverso il canale visivo-gestuale, una ragazza socievole e determinata, che ha conquistato tutti sin dai primi giorni di scuola, a partire dai suoi docenti di sostegno e dalla educatrice.
Colpisce, in questi giorni di festività, come il senso del Natale nella classe 3A-AFM dell’Oriani di Via Manzoni non si sia ridotto ai giorni di festa ma si sia intonato sulle esperienze più belle di particolare sensibilità verso gli altri, a partire dalla ricchezza del quotidiano, riscoperto e avvalorato lungo tutto l’anno scolastico, quale occasione per fare degli ostacoli un trampolino di lancio, situazioni personali che possono essere o diventare ricchezza per tutti, tanto come pratica didattica sperimentale, innovazione pedagogica e scientifica inclusiva e specialistica, quanto come esercizio a coltivare l’attenzione per il valore umano della Scuola, per l’inclusione e la condivisione attiva. E ciò a rendere attuale quel noto verso dantesco del Canto XXVI dell’Inferno, che recita «de’ remi facemmo ali al folle volo», evocativo sì della figura di Ulisse, nell’anelito sacrosanto di volare verso il futuro e verso la piena realizzazione dei suoi propositi, ma che ci rinnova anche l’invito – come Ulisse ai suoi compagni – a oltrepassare con coraggio e senza perplessità le Colonne d’Ercole, il limite della Terra nell’età medievale, i limiti di oggi nelle nostre inquietudini nei confronti della diversità, oltre i quali i remi possono trasformarsi in ali.