Lunedì 14 settembre gli studenti della scuola primaria e della scuola secondaria, di primo e secondo grado, torneranno in classe dopo mesi di lontananza a causa della quarantena. Per i più piccoli, i bambini della prima elementare, sarà un’esperienza completamente nuova, rivoluzionaria nel loro percorso di crescita, resa ancor più forte dalle nuove norme dettate dall’emergenza sanitaria. Considerate anche le difficoltà che ha portato per molti il periodo di lockdown e il distanziamento sociale, l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna ha diffuso un appello al mondo scolastico per accogliere al meglio gli studenti al loro ritorno in classe:
“Tra pochi giorni si torna a scuola, è indispensabile riprenderne la frequenza sia per restituire ai bambine/i e a ragazze/i un senso di tranquillità e di sicurezza, sia per garantire loro il diritto allo studio. Coniugare il diritto allo studio con la sicurezza di tutte le componenti personali della scuola non è cosa facile. Si rende necessario, così come previsto dal Protocollo di Sicurezza e dalle ultime Linee Guida Ministeriali, un supporto psicologico mirato alla scuola di ogni ordine e grado, per fronteggiare situazioni di smarrimento, di stress, di ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio e situazione di isolamento vissuta.
La pandemia, ancora presente, mette a dura prova tutto il sistema scuola creando prevedibilmente un disagio psicologico diffuso nelle sue varie componenti: docenti, genitori, alunni e alunne, personale ata, ecc. È quindi fondamentale tutelare la salute psicologica di tutti con azioni di prevenzione, fornendo alla scuola interventi specifici per attivare risorse adattive e di resilienza.
L’obbligata chiusura delle scuole e il conseguente impatto psicologico sulla salute di bambine/i e delle/gli adolescenti, causato dal rimanere a casa per diversi mesi, ha determinato una situazione complessa di particolare problematicità per tutti e che richiede interventi mirati per essere affrontata. In particolare modo questa chiusura è stata subita dalle persone che vivono in situazioni di vulnerabilità e che trovano nella scuola risposte alle proprie esigenze di salute: emotive, educative, e di socializzazione
L’esperienza scolastica, intesa come diritto allo studio, dovrebbe infatti essere il percorso che, garantendo pari opportunità, rende concreto il principio dell’eguaglianza e dell’educazione, intesa come strumento di promozione di processi relazionali diretti a sviluppare le singole potenzialità.
Bambine/i, ragazze/i sono diversi fra loro, ma sono uguali in termini di diritti alla cura, all’istruzione, al gioco, alla protezione, a costruire il proprio futuro e a essere accompagnati nel percorso di crescita, per il quale la scuola riveste ancora un ruolo fondamentale.
Il “digital divide”, nel periodo del lockdown, ha accentuato purtroppo le disuguaglianze e aggravato il fenomeno delle povertà educative, con gravi ripercussioni anche psicologiche per tutti i minori che vivono in situazioni di svantaggio sociale ed economico ed in particolare per chi vive una condizione di disabilità o con bisogni educativi speciali.
La scuola, non essendo solo luogo di istruzione, di passaggio di conoscenze e nozioni, riveste un’importanza vitale per lo sviluppo psicofisico e relazionale; la sua frequenza alimenta in alunne/i il proprio senso di valore, la propria autostima, favorendo anche la capacità di sperimentare ed esprimersi nella complessità dei vari contesti sociali.
La presenza della scuola in remoto ha generato, in molte situazioni, una profonda frattura negli equilibri quotidiani con possibili ripercussioni negative sullo stato di salute psicofisico: alterazione ciclo sonno-veglia, sregolatezza alimentare, apatia, demotivazione, paura, chiusura, ansia e intolleranza ecc
Il rientro per tutti non può configurarsi come semplice ripresa delle attività didattiche in presenza, ma dovrebbe infatti offrire spazi e modi, adeguati alle varie fasce di età, e ai bisogni sociali/educativo/didattici. L’insegnamento è un processo educativo e formativo complesso, la cui componente relazionale in presenza è indispensabile ed è fondamentale che sia caratterizzata da vicinanza fisica, espressioni accoglienti e rassicuranti, ascolto attivo, gesti incoraggianti.
Facilitare il racconto soggettivo dell’esperienza della perdita e della ritrovata dimensione sociale scolastica, può favorire la ri-significazione tanto delle situazioni vissute nei mesi di sospensione, quanto del ritorno a una normalità, ci auguriamo duratura, che si presenta necessariamente differente da prima.
La narrazione rende possibile la rielaborazione emozionale, cognitiva e affettiva. Una narrazione di sé guidata, in modo appropriato all’età e nel rispetto di tutte le diverse individualità, può responsabilizzare al mantenimento di condotte adeguate di protezione propria e altrui della salute. In particolare, in questo momento COVID, diventa fondamentale per la costruzione di proprie conoscenze utili ad orientarsi nei comportamenti e nelle relazioni interpersonali.
La scuola infatti, se, dando un’adeguata attenzione psicologico educativa, si pone l’obbiettivo di salvaguardare la dimensione soggettiva di chi la frequenta, diventa un laboratorio, dove si sperimenta la complessità della vita e dell’essere persone. Questa esperienza di crescita sociale, se ben vissuta, contribuisce in modo rilevante a costruire il benessere psicofisico e relazionale di bambine/i e ragazze/i che non devono essere considerati i cittadine/i di domani, ma del presente. Quali cittadine/i saranno domani dipenderà anche da quali strategie psicologiche ed educative vengono loro riservate oggi e dal livello di qualità e complessità con cui vengono impostate le relazioni con loro.