“Partiamo da una riflessione sul significato della Commissione. Da anni cerchiamo di farci ascoltare da questa Amministrazione: non come difesa di bottega in quanto Architetti, ma perché da troppo tempo stiamo subendo gli effetti della scelta di mettere in secondo piano la qualità architettonica e del paesaggio, preferendo trattare e trasformare tutti i temi dell’ambiente in termini tecnici.
Quella di Ravenna è un’Amministrazione che ama i risultati e i numeri che donano tranquillità, soprattutto se avulsi dalla complessità in cui, torto collo, comunque sono immersi. Dunque le decisioni importanti si prendono partendo dai risultati tecnici: in questo Ravenna è indubbiamente ben allineata con l’abbondanza di leggi emanate negli ultimi anni dallo Stato (seguito dalla Regione), che avendo preso coscienza che l’Italia è luogo di terremoti e di eccessivo consumo energetico, inizia finalmente a legiferare in merito.
Questa la parte positiva della situazione.
La negativa è che quella serie di leggi tecniche, importanti quanto specialistiche, è stata elevata ad unico pensiero culturale del costruire e dell’intervenire sul territorio.
Che un edificio debba reggere la forza devastante del terremoto e non consumare energia fossile è un dato inoppugnabile: calcoli, dati e numeri guideranno la realizzazione del manufatto. Ma qui vorremmo fare un paragone con il corpo umano. Il manufatto in questione ne è come l’ossatura; ma la sua conformazione, il suo aspetto, come si muove rispetto ai suoi simili, come influisce sui luoghi che frequenta e quale insieme umano organizza, non sono temi che possono essere risolti con formule numeriche.
Qui entra in campo l’architettura: rivendicando il ruolo politico e sociale che ha sempre avuto e per il quale è preparata. Un ruolo indispensabile affinché nel fare umano risplendano bellezza, armonia, equilibrio sociale e consapevolezza.
Tutti temi che si sono molto offuscati negli ultimi decenni, fino a sparire: come vediamo dalla richiesta del documento che accompagna la candidatura per la CQAP di Ravenna. Il fatto che per l’Amministrazione di Ravenna sia ininfluente l’alternarsi di Architetti con altri specialisti tecnici all’interno della CQAP, evidentemente pensando che la figura dell’Architetto nel numero di uno su cinque in commissione sia sufficiente a difendere i valori fondanti della nostra comunità, spero chiarisca il sentimento che ci ha spinti a cercare di difendere un ruolo che riteniamo fondamentale per tutti.
Gli Architetti hanno sempre riconosciuto il valore e l’indispensabilità della tecnica, né vogliono gareggiare con le altre categorie professionali in una sorta di serie A e serie B: ma intendono ricordare a chi ci governa che deve avere una visione complessiva, ovviamente molto più complicata rispetto a quella tecnica: che – dividendo i problemi in categorie e trattandoli con numeri subito verificabili – risulta molto più facile e gratificante rispetto alla complessità della famosa qualità ambientale (i cui risultati si vedranno nei decenni, se non nei secoli).
A dimostrazione del nostro malessere ricordiamo, senza nulla di personale, che per i posti dirigenziali del Comune di Ravenna sono state scelte soprattutto figure tecniche: le quali, ovviamente, fanno prevalere la loro visione del mondo, assolutamente carente della dimensione umana e sociale dei luoghi che abitiamo.”
Rita Rava
Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Ravenna