l MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna annuncia l’ingresso nella propria collezione di due opere di eccezionale valore storico e artistico attraverso due contratti di comodato, che vanno ad arricchire la già ampia e qualificata raccolta del museo e si inseriscono stabilmente nel percorso espositivo della pinacoteca.

Nero e Oro (1993) di Alberto Burri, proveniente dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, giunge al MAR a seguito della mostra monografica BURRIRAVENNAORO che nel 2023, in occasione della VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo, il museo ha dedicato al maestro di Città di Castello. Alla fine degli anni Ottanta Alberto Burri realizza Neri a San Vitale un omaggio al patrimonio bizantino di Ravenna e testimonia il profondo legame tra la città e la visione dell’artista riconfermata nella serie Bisanzio del 1991 commissionata dal Gruppo Ferruzzi per la sede della Ferruzzi Finanziaria ubicata fra Via Diaz e Vicolo degli Ariani. Questa serie non fu mai esposta in città per il venir meno della committenza e trovò poi la sua dimora definitiva presso gli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello. L’opera oggi esposta al MAR fa parte di un nucleo di 15 lavori tutti della medesima misura, denominato Nero e Oro (1993), direttamente ispirato alla serie Bisanzio. E’ questo uno degli esiti più intensi e simbolici della ricerca artistica matura di Burri. La presenza di un’opera di questo ciclo a Ravenna assume un significato particolarmente profondo: si tratta infatti di un ritorno ideale della pittura di Burri nei luoghi che l’hanno ispirata, rinsaldando il legame tra il patrimonio artistico della città e la produzione di uno dei più grandi maestri del Novecento. Questa presenza rafforza l’identità del MAR come ponte tra passato e contemporaneità, e riconferma il valore universale del patrimonio ravennate come fonte viva di ispirazione per i linguaggi artistici del nostro tempo.

Peinture acrylique blanche sur tissu rayé blanc et gris clair (1972) di Daniel Buren, proveniente da una collezione privata, tra i protagonisti dell’arte concettuale francese, rappresenta un’opera emblematica della sua ricerca sui codici visivi della pittura, con l’uso sistematico delle strisce verticali come elemento distintivo, replicabile in ogni spazio e contesto. La sua cifra stilistica più nota, difatti, sono proprio le strisce verticali, che utilizza sistematicamente fin dal 1965 come “strumento visivo” neutro, replicabile e impersonale, capace di interrogare lo spazio, il contesto espositivo e il ruolo stesso dell’opera d’arte.

Un approfondimento storico artistico delle due opere è in programma venerdì 10 maggio alle ore 11.00 presso il MAR, alla presenza di Bruno Corà, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello.