Si è da poco conclusa l’operazione “Delta del Po” da parte dei Carabinieri Forestale della Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES, del Reparto Carabinieri Biodiversità di Punta Marina, del Gruppo Carabinieri Forestale di Ravenna, dei Nuclei Carabinieri CITES di Venezia e Verona, con la collaborazione delle Associazioni CABS e LIPU, volta a reprimere fenomeni di bracconaggio nel Delta del Po e nella Laguna di Venezia.
Tali territori rappresentano un sito di importanza internazionale in termini di biodiversità, sia per l’avifauna stanziale che per quella migratoria, poiché sono uno snodo fondamentale lungo le rotte migratorie grazie a due dei principali fiumi italiani: l’Adige e il Po. In particolare, il Delta del Po rappresenta una tappa importantissima di sosta per migliaia di uccelli che si spostano dai siti riproduttivi del nord Europa all’Africa per lo svernamento. Per questa grande valenza naturalistica il sistema di aree umide del Po fa parte dei siti Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) ed è un Parco Regionale.
In Emila Romagna, nelle province di Ravenna e Ferrara i militari del Nucleo Carabinieri Biodiversità di Casalborsetti e della Stazione Carabinieri Forestale di Bagnacavallo deferivano all’Autorità Giudiziaria n. 6 soggetti per aver esercitato la caccia con mezzi vietati. Sono stati posti sotto sequestro n. 3 esemplari abbattuti di anatidi, Mestoloni (Anas clypeata) e Alzavole (Anas crecca), n. 1 richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, n. 5 fucili e n. 15 munizioni.
Sono stati altresì elevate n. 4 sanzioni amministrative per violazione alle misure di conservazione dei siti Rete Natura 2000 per un importo pari ad Euro 1.654,00.
In Veneto, l’operazione si è conclusa con il deferimento alla Procura della Repubblica di 6 persone, al sequestro di 2 fucili, 9.730 munizioni e 24 esemplari morti di specie di avifauna. I controlli dei Carabinieri Forestali si sono concentrati anche all’interno delle valli ed aziende faunistiche venatorie, dove, oltre all’abbattimento di un’oca selvatica, specie protetta ai sensi della legge sulla caccia e pertanto non cacciabile, sono state rinvenute, all’interno di una casa di caccia, 9.694 cartucce da caccia di vario calibro, cariche a pallini, detenute da due persone senza la prescritta Licenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza.
I militari hanno posto particolare attenzione alla tracciabilità della selvaggina servita all’interno degli esercizi di ristorazione, rilevando, in particolare, che uno di questi proponeva ai clienti pietanze a base di specie protette, tra cui alzavole, non commercializzabili ai sensi della legge quadro sulla caccia.
Il Delta del Po è uno dei sette black spot individuati dal “Piano d’Azione Nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”, punti caldi del bracconaggio italiano, che vedono impegnati numerosi militari del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri in specifiche campagne antibracconaggio a tutela del patrimonio avifaunistico dello Stato.
L’attività antibracconaggio, svolta dai summenzionati reparti dell’Arma dei Carabinieri, è finalizzata a garantire il rispetto delle norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.