Dalle 14.38 di ieri è formalmente attiva la petizione on line lanciata da Lista per Ravenna, primo firmatario Nicola Grandi, Segretario di Lista per Ravenna, per chiedere al sindaco della città romagnola che “LE OSSA DI DANTE NON SI MUOVANO DA RAVENNA, DOVE FIORENZA L’HA GITTATO”.
La si può leggere, sottoscrivere e condividere tramite il link: http://chng.it/S2QNdcLVhN.
Alle ore 15,30 di oggi, la petizione ha già raccolto 270 firme. Alle 17, le firme hanno superato le 310 adesioni.
“Raccogliendo le sollecitazioni di moltissimi concittadini, la lista civica di Ravenna per eccellenza ha optato per la forma on line della petizione, anziché per quella cartacea prevista dallo Statuto del Comune, ritenendo che il rispetto dei resti del Sommo Poeta stia a cuore non solo alla comunità che li custodisce dalla sua morte, dopo averlo ospitato da esule negli ultimi anni di vita, bensì molto oltre i suoi ristretti confini”.
Le ragioni e le motivazioni dell’iniziativa sono chiaramente esposte nel testo della petizione, di seguito trascritto:
«Questo 30 luglio, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo intitolato: “Dante, l’ esilio sta per finire. ‘Lo riporteremo a Firenze’. Trattative in corso per spostare i resti del sommo poeta da Ravenna”. Comincia così: “È un desiderio antico, che Firenze insegue da secoli: riportare i resti di Dante nella sua città, quella stessa che in vita lo aveva cacciato e condannato all’esilio. Pare che adesso ci stia riprovando. Sottotraccia, muovendo le ‘diplomazie’ in vista del 2021… La notizia filtra da Palazzo Vecchio”.
Noi chiediamo al sindaco di Ravenna di chiudere subito negativamente questa trattativa.
Condividiamo infatti l’ articolo del giornalista ravennate Tommaso Montanari: “Sulla pelle di Dante, troppi sciacalli”, pubblicato il 1° agosto sul Foglio Quotidiano, in cui si legge tra l’altro questo:
“Quello ingrato popolo maligno/ che discese di Fiesole ab antico,/ e tiene ancor del monte e del macigno,/ti si farà, per tuo ben far, nemico”: la profezia dell’ esilio che l’ombra di Brunetto Latini fa calare su Dante nel XV canto dell’ Inferno torna oggi vera, parola per parola. L’ idea di riportare a Firenze, per un “evento” del 2021 (settecentesimo anniversario della morte del massimo poeta italiano), le spoglie dantesche che riposano a Ravenna qualifica i fiorentini di oggi per quello che sono: duri di cuore e di comprendonio come i sassi fiesolani da cui scesero a valle i nostri padri etruschi…
L’ esilio fu per il poeta l’ esperienza centrale della vita: un’ esperienza durissima e terribile, sul piano morale e su quello materiale. Nel Convivio piange se stesso per aver dovuto soffrire “pena ingiustamente: pena, dico, d’ esilio e di povertate. Poi che fu piacere delli cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori dal suo dolce seno (), per le parti quasi tutte alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato”. Riscrivere in farsa da telenovela il finale di quella vicenda, riaccogliendo in seno alla Firenze di oggi un Dante incapace di difendersi, sarebbe un atto di arbitrio e violenza morali insopportabili…Una classe dirigente incolta e sciacalla, che non capisce che l’ unico modo per onorare davvero il Poeta è leggerlo e studiarlo….»
Contro lo spostamento dei resti di Dante anche Assoraro:
“Auspichiamo che la proposta circa il trasferimento provvisorio delle ossa di Dante Alighieri da Ravenna a Firenze in coincidenza del settecentenario della sua morte nel 2021 non venga presa minimamente in considerazione.
Motivazioni di carattere storico più che autorevoli sono state già espresse in tal senso e non vi sarebbe bisogno di ripeterle qualora alcuni concittadini, prima di lanciare una simile proposta, avessero anche solo chiesto un parere o si fossero preventivamente confrontati con coloro che hanno fatto della tutela del sepolcro di Dante Alighieri la propria missione. O semplicemente se avessero chiesto ad alcuni ricercatori scientifici dell’Università dei Beni Culturali se fosse opportuno rimuovere e conseguentemente sottoporre ad un controllo e ad analisi le reliquie prima di “prestarle” alla città di Firenze.
A ciò si aggiunge un secondo aspetto non trascurabile, ovvero che il trasferimento delle reliquie del Sommo Poeta in Toscana sposterebbe l’attenzione del mondo culturale e dell’indotto turistico sulla straordinarietà di questo evento e sul suo arrivo-ritorno a Firenze, più che sulla città di Ravenna e sul calendario di appuntamenti che verrà proposto per l’occasione.
La cosa che emerge da questa boutade, e dal dibattito che ne sta uscendo, è inesorabile.
Il rischio di asservire la figura di Dante Alighieri non tanto alla città dove egli scelse di fermarsi e dove chi amministra ha il dovere di rendergli omaggio nel migliore dei modi, ma ai propri scopi personali o addirittura per celebrare o per rendere più importanti le proprie iniziative che poco o nulla hanno a che vedere con il settecentenario del Sommo Poeta”.