Potrebbero essere finalmente stati trovati i responsabili della morte di Pier Paolo Minguzzi, il carabiniere di leva 21enne di Alfonsine ucciso nell’aprile del 1987. Ne è convinta la Procura di Ravenna che, dopo oltre 30 anni, ha chiesto di procedere nei confronti di tre persone: un 55enne di Ascoli Piceno, un 54enne siciliano residente nel Pavese e un 62enne, ovvero due ex carabinieri di Alfonsine e l’idraulico del paese già condannati per l’omicidio del carabiniere Sebastiano Vetrano.
Secondo la procura i tre erano estorsori seriali. Alla famiglia di Minguzzi, famiglia facoltosa, chiesero 300 milioni. Probabilmente quando Pier Paolo era già stato ucciso, strangolato. Ad un altro imprenditore 150 milioni.
Alla fine del 2017 la Procura ha riaperto le indagini sull’omicidio di Pier Paolo Minguzzi. A luglio del 2018 è avvenuta la riesumazione del corpo della vittima. Oggi la richiesta a procedere che dovrà essere vagliata in udienza preliminare.
La vittima, un giovane benestante imprenditore locale nel settore del commercio e della lavorazione della frutta, dopo avere accompagnato a casa la fidanzata, quella notte scomparve senza lasciare traccia; la sua autovettura venne ritrovata l’indomani mattina in una via del centro, regolarmente parcheggiata.
Nei giorni successivi la scomparsa del ragazzo, la sua famiglia ricevette la richiesta di pagamento di un riscatto di 300 milioni di lire; purtroppo, il 1° maggio 1987 il corpo senza vita del giovane venne rinvenuto nel Po di Volano, in provincia di Ferrara, legato ad una inferriata.
Le indagini, effettuate dalla Squadra Mobile di Ravenna con la collaborazione del Servizio Centrale Operativo di Roma, sono state riaperte sul finire del 2017, con provvedimento del Procuratore della Repubblica, su richiesta della famiglia della vittima e sono consistite principalmente in una minuziosa analisi di quanto già in atti e all’escussione di varie persone infornate sui fatti