Le parole del primo ministro Conte “siamo determinati a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. Chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge” aprono uno scenario molto problematico per il settore.
AGCI, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative Ravenna-Rimini, Confimi Industria e Legacoop Romagna ritengono che, come è purtroppo successo fin qui, si sottovaluti la valenza strategica e produttiva che il comparto investe per il sistema Italia.
Rimarchiamo che il settore dell’oil&gas, profondamente colpito da una crisi che perdura ormai da qualche anno e che solo tra il 2017 e il 2018 ha registrato una perdita di oltre 1000 posti di lavoro, resta un settore strategico per la nostra economia locale e nazionale.
Parliamo di imprese dotate di know how e competenze altamente specialistiche, espressione di un’industria tra le più avanzate in tutto il mondo che produce ricchezza per il territorio, occupazione e innovazione tecnologica nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale.
AGCI, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative Ravenna -Rimini, Confimi Industria e Legacoop Romagna, dopo aver intrapreso nei mesi scorsi insieme alle istituzioni locali e regionali e alle organizzazioni sindacali tutta una serie di iniziative a sostegno di questo settore, prendono atto, purtroppo, che il programma del nuovo governo non si discosta da quello precedente.
Per questo chiediamo che venga istituito un tavolo nazionale di settore, partecipato dalle associazioni di categoria per costruire un vero progetto per il sostegno alle imprese del settore per l’avvio di quella transizione energetica verso le energie rinnovabili basata su tempi e modalità sostenibili e supportata da una politica energetica nazionale.
Una politica energetica indispensabile ma purtroppo ancora inesistente nonostante le infinite sollecitazioni, fondata sul buon senso e su reali riscontri scientifici che indicano il gas naturale come una delle fonti più pulite ed affidabili per gestire quel cambiamento epocale che, progressivamente, ci attenderà nei prossimi decenni.
Non dimentichiamo inoltre che, per almeno i prossimi trent’anni, saremo costretti a importare a caro prezzo gas naturale dall’estero con irrimediabili danni per le imprese e a discapito di migliaia di posti di lavoro che verranno a mancare.