Oggi, sabato 17 settembre, alle 20.45, al Grand Hotel Mattei di Ravenna, si terrà la presentazione del libro “Ho fatto tutto per essere felice. Enzo Piccinini, storia di un insolito chirurgo” di Marco Bardazzi (BUR Rizzoli).
Interverranno Federico Marchetti, direttore della pediatria di Ravenna, Faenza e Lugo, Pier Giuseppe Polla, amministratore delegato di Masol e Gianni Varani, giornalista e componente della commissione storica per la causa del Servo di Dio Enzo Piccinini.
L’incontro, organizzato dall’Associazione Amici di Enzo in collaborazione con la Fondazione Enzo Piccinini, presente a Ravenna e associata alla preziosa opera di Casa Marina, sarà introdotto dal saluto di un rappresentante dell’Amministrazione comunale, e gode del patrocinio del Comune di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna.
Enzo Piccinini, nato nel 1951 a Scandiano (Re), è stato un medico chirurgo di Reggio-Emilia, che ha partecipato attivamente al movimento di Comunione e liberazione, nel quale è stato un punto di riferimento per tanti giovani universitari e adulti negli anni più difficili della nostra storia post terroristica.
Padre di quattro figli morì in un incidente stradale nel 1999 a soli 48 anni, lasciando un grande vuoto; molti giovani e meno giovani si sono sentiti orfani di un padre che per anni, in un incessante lavoro educativo, li aveva cresciuti.
L’autore, fin dall’inizio del suo libro fa “vedere” la forza e la intensità di Enzo, per il quale nulla era scontato, il tutto reso interessante dalla descrizione documentata e viva di un’esistenza entrata “nel tour de force dell’infinito”, come diceva Emmanuel Mounier, scrittore francese molto amato da Enzo.
Il giornalista parla di una “febbre di vita”, come se la vita a Enzo non bastasse mai: nella drammaticità degli anni delle Brigate rosse; poi nella comunità cristiana attivissima di One Way; lo studio della medicina; il rapporto con Fiorisa, sposata a ventidue anni per creare una famiglia; l’arrivo dei quattro figli; poi in giro per l’Italia, in America ed Europa per imparare nei migliori ospedali; infine, all’ospedale universitario Sant’Orsola, dove aveva dato vita ad un gruppo e un metodo di lavoro che non si tiravano indietro di fronte a interventi complessi, richiesti da tutt’Italia. Come Bardazzi fa emergere con incisività «la sua risposta era sempre quella di fare tutto, senza rinunciare a niente. Invece di rallentare, Enzo accelerava»; il tutto in un rapporto filiale con Luigi Giussani (fondatore di Comunione e liberazione) e fraterno con gli amici. Oggi, per un uomo così appassionato alla vita e alla realtà, che considerava segno del rapporto quotidiano con Dio, si è aperto il processo di beatificazione e di lui resta per tutti un metodo che ha lasciato in eredità e che Bardazzi chiama “il metodo Enzo Piccinini”. Un metodo prezioso nel lavoro, nell’educazione dei figli e nella vita quotidiana con tutte le sue problematiche e che sarà svelato nell’incontro, con chi ha accettato di lasciarsi sfidare da questo “strano chirurgo” contraddistinto da una vita trascorsa a mettere il cuore in tutto quello che faceva, con l’unico scopo di “voler essere felice!”.