È da sempre la scuola di musica della città e del territorio: dopo un lungo percorso da Istituto pareggiato, il “Verdi”, punto di riferimento per generazioni e generazioni di giovani che si sono aperti alla musica e spesso l’hanno trasformata in professione e vita, è diventato Conservatorio di Stato. Un passaggio importante, che ne certifica l’importante funzione e l’indiscutibile qualità e consente all’istituto stesso di arricchirsi di più articolati percorsi e opportunità formative. Un riconoscimento che non poteva non essere festeggiato con un concerto, quello che Ravenna Festival ospita venerdì 14 luglio, alle 21.30, in uno degli scenari più prestigiosi della città, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, affidandolo, inevitabilmente, ai complessi vocale e strumentale attivi all’interno della stessa istituzione, ovvero Coro & Ensemble 1685 del Conservatorio Giuseppe Verdi di Ravenna diretti da Antonio Greco. Con un programma tutto primo settecentesco dei più interessanti e ambiziosi: lo Stabat Mater di Antonio Caldara e la Messa in sol minore BWV 235 di Johann Sebastian Bach.
Dunque, la nuova istituzione, il cui assetto, come spiega la direttrice Anna Maria Storace, «si profila come una federazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, con cui condivide anche gli spazi del nuovo Polo delle Arti, per valorizzare le peculiarità artistiche ravennati e promuovere progetti trasversali sollecitando il dialogo con la città», è celebrata con l’esecuzione di musiche che mettono a confronto il grande genio bachiano con un autore e un’opera meno noti ma non per questo meno importanti e significativi per la musica europea dei primi decenni del Settecento.
Del resto, coro ed ensemble nati in seno al Conservatorio prendono il loro nome proprio dai protagonisti indiscussi di quel periodo: come sottolinea il maestro Antonio Greco, che è anche docente all’interno dell’istituto, «1685 è l’annus mirabilis che ha dato i natali a tre giganti della musica come Domenico Scarlatti, Händel e Bach. Si capisce che la vocazione di questi gruppi sia proprio eseguire repertorio settecentesco. Anche se il loro obiettivo primario è rispondere al desiderio degli studenti di mettersi alla prova anche in ambiti meno frequentati, come quello barocco, attirando anche allievi che nel nostro Conservatorio, molto attivo sul versante del Novecento, lavorano per lo più su repertori ottocenteschi o contemporanei».
Per quanto riguarda il programma del concerto, quando nel 1725 Antonio Caldara compone lo Stabat Mater è alla corte di Vienna, dove trascorre circa vent’anni ed è considerato il più importante compositore dopo Fux: grazie certo alla maestria nel contrappunto, ma anche alla capacità di esprimere una particolare invenzione timbrica – come dimostra appunto questo Stabat per coro, quattro voci soliste e un ensemble strumentale che agli archi e al basso continuo aggiunge due tromboni. La Messa in sol minore BWV 235 di Bach, poi, è una delle cinque che compose per la liturgia luterana e consta dei soli Kyrie e Gloria, destinati al coro, a tre solisti e un ensemble costituito da archi, basso continuo e due oboi. Scritta a Lipsia sul finire degli anni Trenta del Settecento, in essa Bach riutilizza “contrafacta” o parodie di cantate composte in precedenza, dando però vita a un’opera del tutto originale, di grande interesse sia per il valore intrinseco, sia per lo studio dei meccanismi di reimpiego dei materiali precedenti.