“La Legge di Bilancio 2024 istituisce l’obbligo per le imprese di stipulare, entro il 31 dicembre 2024, contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente causati da eventi quali i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni.
In base ai dati diffusi da ANIA (Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici) tra alluvioni e smottamenti, nel 2023, in Italia si è registrato il massimo storico dei danni assicurati, pari a 6 miliardi di euro. In generale, per coprire i danni da catastrofi naturali delle aziende italiane le compagnie assicurative devono far fronte, in media, ogni anno a risarcimenti per 2 miliardi.
Uno dei grandi problemi che affliggono ancora oggi l’Italia è, tuttavia, quello della “sotto-assicurazione”: solo il 6% delle abitazioni risulta sia coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 4% delle piccole imprese possiede una polizza contro tali rischi.
La vicenda dei rimborsi per i danni da alluvione di maggio 2023 dimostra la necessità di andare sulla strada delle coperture assicurative: dopo oltre un anno da quella terribile tragedia, in base ai dati diffusi dalla stessa struttura commissariale nei giorni scorsi, è stata conclusa l’istruttoria di sole 600 pratiche pari al 40% delle richieste di rimborso pervenute, per un volume finanziario pari a circa 17,2 milioni di euro (di cui la metà liquidate, a quanto riferito dal Commissario Figliuolo): un numero enormemente ridotto se paragonato ai circa 86.000 soggetti danneggiati dall’alluvione (70mila privati e 16mila imprese), censiti ufficialmente, e ancora più significativo se si pensa al dato ufficiale relativo al danno per la parte privata, pari a circa 3,5 miliardi di euro.
Completa il quadro la situazione paradossale del risarcimento dei beni mobili danneggiati per i privati (per cui è stato confermato il tetto massimo di 6mila euro) o la mancata attivazione, dopo oltre sette mesi, del credito di imposta: cittadini e imprese, già colpiti duramente da tali eventi, non possono rimanere alla mercè di incapacità politiche e lungaggini e complicazioni burocratiche che, come sta accadendo, stanno scoraggiando e disincentivando la presentazione delle domande di risarcimento.
Una vicenda ancora più complicata dal percorso relativo al Piano Speciale sulle situazioni di dissesto idrogeologico, che, pur nel lodevole obiettivo di garantire una gestione del territorio più sicura e sostenibile, rischia di ottenere l’effetto opposto, bloccando lo sviluppo del territorio, anche dove ve ne sono le condizioni, per errori cartografici e impedendo interventi di ricostruzione e messa in sicurezza proprio nelle zone più colpite dall’alluvione.
Per questo, ben venga la diffusione di una cultura dell’assicurazione che (come già sostenuto da Legacoop Romagna in ambito agricolo) aiuti a creare le condizioni per dare sicurezza di risarcimento a chi, di volta in volta, viene colpito da calamità ed eventi catastrofali. E’ necessario, però, che, a fronte di un “disimpegno” diretto dello Stato nel risarcimento dei danni, vi sia un impegno in termini di contributi pubblici che consentano di rendere accessibili le coperture assicurative e di non lasciare il costo del premio assicurativo sulle spalle delle imprese”.