Il 4 luglio proseguono le domeniche ad ingresso gratuito che il cineclub Il Raggio Verde offre al pubblico della Molinella. Questa settimana viene proposto E la nave va di Federico Fellini grazie al prestito concesso dal CSC – Cineteca Nazionale.

David di Donatello 1984 per il miglior film, miglior sceneggiatura (FEDERICO FELLINI E TONINO GUERRA), migliore scenografia (DANTE FERRETTI) e miglior fotografia (GIUSEPPE ROTUNNO).

Trama: Luglio 1914. Il giornalista Orlando sta per imbarcarsi sul piroscafo Gloria N. e fungerà da narratore. Tutti i passeggeri sono presenti per dare l’estremo addio alla soprano Edméa Tetua, la quale ha chiesto che le sue ceneri vengano disperse al largo dell’isola di Erimo che le ha dato i natali. Il viaggio ha inizio e le varie personalità progressivamente emergono. Nel momento in cui scoppia il conflitto mondiale e un gruppo di naufraghi serbi sale a bordo la situazione muta profondamente

Eppure questo è un film con tanti cassetti segreti, pieno di doppi fondi e di sorprese. Facilissimo da capire anche per un bambino, immediatamente moltiplicabile in un’estrema varietà di suggestioni e significati. E la nave va è innanzi tutto una cosa da guardare perché è bella, traboccante di animazione e di colori. Poi una cosa su cui riflettere: non sistematicamente, non con lo spirito di chi cerca una risposta a un problema. Tra le contraddizioni di Fellini, nemico da sempre di ogni forma di “engagement”, c’è anche quella di non riuscire a sottrarsi al momento in cui vive. E neanche alla tentazione del “guru” che, dopo essere stato tanto sollecitato, emette suo malgrado una sentenza, un viatico, qualcosa che aiuta a vivere: l’immagine di Orlando sulla stessa barca del rinoceronte, come un Ismaele che si sia tirato Moby Dick sul relitto della nave. Il Testimone e il Mostro, l’Intelligenza e la Natura nella sua totalità: stretti insieme sull’ultima cosa che galleggia, sull’acqua, dopo il naufragio di tutte le grandi navi della storia, indispensabili l’uno all’altro, imprescindibili, legati per sempre. Un film che si può affrontare senza l’assillo dei superpensieri e dei superimpegni, proprio la favoletta di cui Fellini ha tanto parlato. Ma anche un film da sfogliare immagine per immagine, avanti e indietro, vedendolo e rivedendolo nell’attesa immancabile che si compia il miracolo dell’agnizione. Perché in quella folla di personaggi buffoneschi e caricaturali, lieti o minacciosi, là in un angolino della foto di gruppo, tra una dama e un ufficiale, tra un serbo e un fuochista, ci siamo anche noi
(Tullio Kezich, “La Repubblica”, 7 ottobre 1983 )

 

 

“Vorrei che negli ingressi del cinema venissero posti dei cartelloni con su scritto: ‘Non c’è nient’altro che quello che vedete’. Oppure: ‘Non sforzatevi di vedere che cosa c’è dietro, se no rischiate di non vedere neppure quello che c’è davanti’. […] Il film racconta semplicemente un viaggio in nave per disperdere al largo le ceneri di una celebre cantante degli anni ’20. Degli amici mi hanno detto che è un film terribile, che ha qualcosa di oscuramente minaccioso, mentre io credo che abbia invece una sua allegrezza di fondo. […] In E la nave va io ho espresso, più o meno sinceramente, più o meno artificiosamente […] il senso di smarrimento che c’invade. Il timore del peggio è uno stato d’animo o un presentimento con il quale conviviamo da lungo tempo e che non sembra destinato ad abbandonarci. […] Non mi pare che il rinoceronte che naviga sulla ‘Gloria N.’ abbia nulla a che fare con il mostro che appare sulla spiaggia nel finale della Dolce vita. Un simbolo è tale in quanto non si può spiegare, in quanto va oltre il concetto, oltre la ragione, in quanto contiene degli elementi irrazionali o mitici. Perché mi si vuole costringere a spiegarlo? In ogni caso, il rinoceronte che è sulla nave, se ha un significato, questo significato va inteso in senso totalmente opposto. Il mostro di La dolce vita era uno specchio della degenerazione del protagonista, mentre il rinoceronte di E la nave va potrebbe suggerire un’interpretazione, ad esempio, di questo tipo: l’unico tentativo per evitare il disastro, per non precipitare nella catastrofe, potrebbe essere quello diretto a recuperare la parte inconscia, profonda, salutare di noi stessi. E’ in questo senso che si potrebbe spiegare la frase “farsi nutrire dal latte del rinoceronte”. Ma si tratta sempre di spiegazioni un po’ goffe, com’è goffo l’accostamento del rinoceronte al mostro di La dolce vita. Una fantasia, se autentica, contiene tutto, e non ha bisogno di spiegazioni”.
(Federico Fellini, Raccontando di me, conversazioni con Costanzo Costantini, Editori Riuniti)

Regole di accesso

L’ingresso è consentito soltanto dal lato Piazza del Popolo. È obbligatorio indossare la mascherina fino a quando non si sarà seduti e mantenere sempre la distanza interpersonale di 1 metro. Dispenser di gel disinfettante sono a disposizione. Si consiglia vivamente di presentarsi con congruo anticipo per evitare assembramenti. Al termine seguire le indicazioni degli addetti che provvederanno a far defluire il pubblico con ordine da entrambe le uscite.

N.B. La proiezione di tutti i film avverrà senza intervallo.

Luglio, apertura ore 20:30; inizio proiezioni 21:30.