E’ il parmigiano Roberto Cavalieri il nuovo Garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale. Succede a Marcello Marighelli. Eletto dall’Assemblea legislativa con 43 voti, resterà in carica per cinque anni. Porterà la sua esperienza di Garante comunale per i diritti dei detenuti a Parma, una realtà carceraria in cui è presente il regime di 41 bis, il cosiddetto carcere duro.
Le chiediamo una breve presentazione, per conoscerla meglio.
“Ho 56 anni e nella vita di tutti i giorni sono un insegnante di scuola superiore. Ho iniziato molto giovane a insegnare e le mie discipline sono scientifiche. Nel corso della mia vita, però, ho fatto tante attività e la più significativa e importante l’ho realizzata nell’ambito delle carceri. Nel 1993, quasi trent’anni fa, ho avuto un primo incarico di coordinatore di attività formative per i detenuti. Si trattava dei primi corsi professionalizzanti prodromici agli inserimenti all’esterno dei reclusi. Poi negli anni mi sono occupato di diversi progetti nel penitenziario, progetti che andavano dal miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti fino alle consulenze nell’ambito del welfare e delle politiche penali. Il Comune di Parma, nel 2014, ha istituito la figura del Garante dei detenuti, incarico che ho ricoperto fino alla nomina regionale. Dal 2000, per circa 7 anni, mi sono occupato di politiche penitenziarie in Africa per una ONG italiana. Eseguivo il monitoraggio dei progetti in penitenziari di paesi in cui c’erano conflitti armati: Burundi, Rwanda, Repubblica Democratica del Congo e Sierra Leone. In altri contesti ho sempre seguito le politiche regionali nell’ambito della formazione e lavoro e del welfare. Ho collaborato con diversi direttori ed educatori di carcere, esperienza che mi ha permesso di conoscere a fondo le regole di gestione dei reclusi e i diritti dei detenuti”.
Quali saranno i suoi primi obiettivi del mandato?
“Ho già avuto modo di conoscere la struttura organizzativa che gestisce l’Ufficio del Garante dei detenuti e, anche in questa occasione, apprezzare la coerenza e la serietà della nostra Regione. Questo mi ha messo subito a mio agio e credo avremo modo di realizzare cose importanti. Per prima cosa non voglio disperdere il patrimonio fin qui realizzato dalla struttura e ho chiesto quindi al Garante uscente, Marcello Marighelli, e all’attuale Garante di Bologna, Antonio Ianniello, di collaborare con me su temi molto importanti e di stretta attinenza con l’istituzione che mi ha nominato, la Regione. Mi riferisco alla formazione-lavoro, alla cultura, al welfare e alla sanità: la sfida è quella di dare accesso anche ai detenuti alle medesime opportunità dei liberi cittadini. Poi ho in programma di incontrare tutti i soggetti che a qualunque titolo frequentano il carcere, in quanto ritengo fondamentale avere un flusso comunicativo continuativo con tutti. Poi ci sono le visite ai penitenziari e agli altri luoghi in cui sono presenti persone che vivono misure limitative della loro libertà. Si tratta di un sistema molto complesso e, pertanto, anche la comunicazione sia all’interno della Regione sia all’esterno sarà molto importante”.
Rispetto al suo precedente incarico di Garante a Parma, che cosa vorrebbe riproporre nella nuova esperienza regionale?
“A Parma ho sempre avuto ottimi rapporti con la direzione, il comando e tutti gli operatori penitenziari. Nella parte finale del mio mandato comunale la locale Procura mi ha coinvolto in un lavoro congiunto su esposti e denunce provenienti dai detenuti. Quindi sicuramente il piano delle buone relazioni sarà importante. Poi c’è la vicinanza e l’ascolto ai detenuti, le visite frequenti ai luoghi di reclusione. Infine, porterò con me la perseveranza perché ci sono problemi che in questo ambito richiedono anche anni per essere risolti”.