“Dobbiamo segnalare come, purtroppo, la Regione Emilia Romagna abbia deciso di escludere dagli aiuti pubblici una parte delle strutture ricettive, le cosiddette “case vacanze”, riconosciute dalla stessa legge regionale e gestite da imprese in regola con tutte le norme”, dichiara Anna Neri, portavoce del gruppo Host in Ravenna di CNA. “Questo è quanto emerge dalla delibera del 24 aprile 2020 – prosegue – avente per oggetto “Contributi a fondo perduto finalizzati alla messa in sicurezza sanitaria da COVID-19 delle strutture ricettive e degli ambienti in cui viene svolta l’attività di somministrazione al pubblico (…)”, esplicitando all’art. 7 della stessa che solo le strutture ricettive alberghiere di cui si fa riferimento al comma 6 dell’articolo 4 della Legge regionale 16 del 2004 possono accedere al contributo.
Ancora una volta, quindi, vengono escluse dai contributi le strutture ricettive extralberghiere, quali le case vacanze e/o gli appartamenti turistici gestiti in forma d’impresa.
Da tempo abbiamo evidenziato, in incontri pubblici e in documenti privati, questa “iniquità” delle norme di finanziamento del ricettivo, ma pur avendo avuto rassicurazioni di una maggiore attenzione, allo stato dei fatti dobbiamo verificare che le abitudini non sono cambiate. Sia chiaro, gli interventi per il settore alberghiero e dei campeggi sono certamente giusti; l’errore sta nel ridurre tutto il ricettivo a questa parte – pur molto importante – non accettando il fatto che i numeri di riferimento dell’extra-alberghiero sono molto alti e che la maggioranza di questi numeri provengono da strutture economiche d’impresa che lavorano in regola.
Questo avviene nello stesso momento in cui tutti gli studi sul turismo segnalano l’esistenza di una richiesta specifica, da parte di una fetta consistente dei turisti, che va anche nella direzione di ripartire proprio affittando “case-vacanza” e strutture vissute come più specifiche ed intime per ricominciare a viaggiare.
Questo mondo, nella sua versione d’impresa, chiede solo di essere considerato come gli altri: ogni azione che lo esclude rischia di farlo ripiombare in un cono d’ombra che porta solo abusivismo e può avere conseguenze drammatiche per tutti. Essere inseriti nei bandi di finanziamento obbliga alla piena responsabilità normativa e consente una sorta di scrematura delle strutture professionali da quelle non professionali, facendo così l’interesse di tutto il turismo, delle filiere e di tutti gli operatori che ci lavorano”.