La Camera di Commercio di Ravenna ha pubblicato i risultati annuali della propria analisi riguardante la demografia delle imprese nella provincia bizantina al 30 giugno 2019: è un bilancio negativo che vede il territorio di Faenza perdere 87 imprese, Lugo 24 e Ravenna 127.
“Andamento negli ultimi dodici mesi. Al 30 giugno 2019 le imprese registrate in provincia di Ravenna sono risultate 38.777, cioè 442 in meno rispetto alla stessa data dell’anno passato. Negli ultimi 12 mesi (giugno 2018 – giugno 2019) sono state contabilizzate 1.980 nuove iscrizioni, a fronte di 2.222 cancellazioni volontarie e di 192 cancellazioni d’ufficio (cioè amministrative), determinando perciò un saldo netto negativo di 242 unità. Nel corso degli ultimi dodici mesi, a determinare questo risultato negativo è stato, da una parte, l’aumento delle cessazioni volontarie, sia rispetto al 2018 che al 2017, e nello stesso tempo, dal fenomeno, ancora più preoccupante, del calo delle iscrizioni, che raggiungono il nuovo minimo storico. Il tasso di variazione rimane pertanto negativo, pari a -0,62%. Il territorio ravennate continua quindi ad essere caratterizzato dal calo del numero delle imprese e dal saldo negativo fra aperture e chiusure di attività; a metà del 2019 ancora non si intravede una inversione di tendenza. Anche il tasso regionale rimane negativo, però risulta più contenuto rispetto al dato provinciale, attestandosi negli ultimi dodici mesi a -0,35%. All’opposto, a livello nazionale trova ulteriore conferma la crescita del numero delle imprese, in atto dal 2013, con un tasso di variazione positivo nei dodici mesi, pari a +0,37%.
Andamento nell’ultimo trimestre. Prendendo in considerazione l’andamento del solo secondo trimestre, si rilevano valutazioni più confortanti: in provincia di Ravenna il saldo tra iscrizioni e cessazioni, sempre al netto delle cessazioni di ufficio, è risultato infatti positivo. Le iscrizioni superano le cessazioni di 170 unità; il saldo della nati-mortalità è quindi positivo ed è il più elevato dal secondo trimestre del 2017. Come tipico del secondo trimestre, si tratta di un dato positivo, ma si deve tenere conto del fatto che, nell’andamento stagionale, questo trimestre dell’anno mostra sempre un prevalere delle aperture sulle cancellazioni, in quanto solitamente l’avvio di una attività si concentra nei primi mesi dell’anno e viene successivamente formalizzato nei mesi successivi. Il bilancio positivo tra aperture e chiusure di imprese, segna una crescita trimestrale pari a +0,44%. A determinare il risultato positivo è stato il balzo in avanti delle iscrizioni (528 contro le 480 del secondo trimestre 2018), in un contesto però in cui emerge anche una crescita del numero delle cessazioni. Pure a livello regionale e nazionale il tasso di crescita registrato su base trimestrale è positivo, pari al +0,34% e +0,48% rispettivamente.
Forma giuridica. La lettura dei dati, dal punto di vista delle forme organizzative, conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale. A fine giugno 2019, rispetto alla stessa data del 2018, infatti solo le società di capitale registrano un incremento consistente, pari a +127 unità (+1,6% in termini relativi); piccolo incremento per le altre forme (+1 il saldo, +0,3% in termini relativi). All’opposto, risultano in flessione le altre tipologie giuridiche: -305 le società di persone (-3,5%), -252 le ditte individuali (-1,2%), -8 le cooperative (-1,4%), i consorzi con 5 unità in meno (-4,7% in termini relativi). Occorre sottolineare che la normativa delle società a responsabilità limitata, risulta particolarmente attrattiva e può determinare un effetto negativo sulla consistenza delle società di persone ed uno positivo invece sull’andamento delle società di capitale, come risulta dal fatto che sono le società a responsabilità limitata ed in particolare le SRL Semplificata (+20,2%), a costituire l’incremento delle società di capitale.
Settori produttivi. Rispetto al 30 giugno 2018, i settori che vedono un incremento delle imprese registrate sono quelli dei servizi alla persona (+39 unità, con variazione percentuale pari a +1,3%), dei servizi alle imprese (+49, +1,0%) ed il comparto creditizio ed assicurativo (+3 e +0,4%). In flessione gli altri settori e quelli che hanno maggiormente contribuito a determinare la riduzione della base imprenditoriale provinciale sono il commercio e l’agricoltura. In termini assoluti, il settore più sofferente nel trimestre in esame è quello del commercio che perde -143 esercizi (-1,7% in termini di variazione percentuale); le attività agricole si riducono di 125 unità (-1,8% in termini relativi). Seguono le costruzioni (-74 unità, -1,3%), l’industria (-70 unità, -2,1%) il comparto del trasporto e magazzinaggio (-45, -3,4%) ed infine le attività turistiche, con -44 unità e -1,3% in termini relativi. Nell’industria manifatturiera la perdita negli ultimi dodici mesi si traduce in un saldo negativo pari a -57 unità e la variazione percentuale, rispetto a giugno dell’anno precedente, è pari a -1,9%. All’interno del comparto dell’edilizia, che complessivamente perde 74 imprese (-1,3% la variazione percentuale), la flessione è più ampia, in termini di saldo, per i lavori di costruzione specializzati, con 36 unità in meno (-0,8%), attività maggiormente dedicate ai piccoli interventi ed alle ristrutturazioni; segue l’attività di costruzione di edifici con -35 e -2,6%. Calo anche per l’ingegneria civile ( -3 e -4,2%).
Territorio. Tutti i territori della provincia registrano una flessione, tranne il comune di Massalombarda, che vede un timido incremento di 2 unità; all’insegna della stabilità il comune di Casola Valsenio. Negli altri territori si rilevano flessioni, più o meno ampie. In particolare nell’area di Ravenna, si registrano 160 imprese in meno, pari a -0,8% in termini relativi; nell’area della Bassa Romagna, calo di 147 unità (-1,5%) e nell’area della Romagna Faentina -135 unità, pari a -1,5%. Nel comprensorio di Ravenna, che raccoglie oltre la metà delle imprese provinciali (52,8%), il comune di Ravenna perde 127 imprese (-0,8%). Tra i comuni della Bassa Romagna, che nel complesso rappresentano in termini di imprese il 25,1%, quello di Lugo vede una riduzione di 24 unità (-0,7%). Per i comuni della Romagna Faentina, che pesano complessivamente per il 22,1%, quello di Faenza mostra una flessione di 87 imprese (-1,5%).
Imprese artigiane. Al 30 giugno 2019 le imprese artigiane registrate sono 10.408 e sono risultate 140 in meno nel confronto con fine giugno 2018, che si traduce in una diminuzione del -1,3% (in termini di variazione percentuale). Prosegue la difficoltà del settore artigiano e la contrazione evidenziata risulta leggermente superiore a quella del sistema imprenditoriale nel suo complesso. Negli ultimi 12 mesi, per l’imprenditoria artigiana, cresce solo il settore dei servizi all’impresa di 36 unità (+5,8%). Diminuiscono, invece, tutti gli altri settori: in particolare, di 81 unità il settore edile (-1,8%), di 30 il manifatturiero (-1,6%), di 29 quello dei trasporti (-3,4%) e di 21 esercizi in meno il settore del turismo (-3,5%) ; seguono, entrambi con solo 6 unità in meno, quello del commercio (-1,1%) e quello dei servizi alla persona (-0,4%) .
Imprese femminili. Le imprese femminili della nostra provincia al 30 giugno del 2019 sono risultate 8.067, in diminuzione, rispetto alla stessa data dello scorso anno, di 44 unità, pari a -0,5%; in termini di variazione percentuale, la diminuzione della compagine imprenditoriale femminile è stata meno pesante se confrontata con quella del complesso delle imprese, che è stata pari a -1,1%. Gli effetti della difficile congiuntura si sono fatti sentire anche sulle imprese femminili, ma queste ultime sembrano essere più resilienti.