Nel Palazzo della Provincia l’ultimo saluto a Decimo Triossi

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Celebrato nel palazzo della Provincia di Ravenna il funerale di Decimo Triossi. Tante le persone che in questi giorni hanno fatto visita alla camera mortuaria e hanno partecipato all’ultimo saluto.
Durante la funzione pubblica, il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale ha ricordato come, nonostante fosse solo un adolescente, Triossi volle unirsi alla lotta della Resistenza a fianco dei partigiani, come staffetta.
Dopo la guerra iniziò a ricoprire diversi ruoli politici, mentre dal punto di vista lavorativo fu un punto di riferimento del mondo cooperativo, per il quale divenne anche Presidente della Federazione delle Cooperative. Importante anche il contributo dato all’Anpi e al ricordo della Resistenza nei nostri territori.
Fu segretario provinciale della Federazione Giovani Comunisti Italiani, di cui poi fu dirigente nazionale.
Fu Presidente della Provincia dal 1970 al 1975, quando divenne assessore regionale per due mandati. Nel primo ricoprì le deleghe all’Urbanistica e all’Edilizia. Nel secondo alla Sanità.

Fu merito di Decimo Triossi l’aver ricostituito e rilanciato l’Istituto alla fine degli anni ’90, dopo che il precedente Consorzio di gestione, fra la Provincia e i tre principali comuni, era stato sciolto per effetto della legge Bassanini ed era stato affidato, per una gestione in economia, al solo comune di Alfonsine.
“Con grande impegno e passione Triossi volle che tutti i 18 comuni del territorio provinciale si facessero carico di sostenere l’Istituto con una quota pro-abitante” ricorda l’Istituto Storico della Resistenza “una formula virtuosa ed originale che ancora oggi continua a funzionare. Così dal 1998 alla fine del 2007 Triossi ha presieduto l’Istituto, forte del suo passato di amministratore provinciale e regionale, accreditandolo presso tutti gli enti e le fondazioni che potevano concorrere al suo rafforzamento.

Era l’uomo che veniva dall’aver vissuto giovanissimo gli epigoni della resistenza, ma che era stato protagonista della vita politica nella ricostruzione civica e nel consolidamento del modello di governo emiliano-romagnolo. Per questo ci teneva molto a che la salvaguardia delle radici e dell’impegno antifascista fosse condiviso dalle amministrazioni locali e dai docenti nelle scuole.

“Della sua giovane militanza, dei fratelli partigiani e dei famigliari sterminati nell’eccidio di Madonna dell’Albero – aggiunge il direttore Masetti – non parlava mai; era invece molto orgoglioso dell’ostinata tradizione anarchica del padre, e della grande manifestazione di solidarietà operaia che gli amici delle Ville Unite avevano tributato al suo funerale, malgrado i divieti fascisti.”

“Nel corso dei suoi mandati presidenziali all’Istituto Triossi aveva sempre portato all’interno del direttivo figure autorevoli anche di diversa appartenenza politica come Natalino Guerra e Celso Minardi, al fine di condividere nel modo più ampio le scelte, le culture e i programmi che accompagnarono la rinascita dell’Associazione.

Dopo un decennio di attività fu lui stesso a chiedere e a programmare il suo avvicendamento, perché – diceva – la passione civile che metteva negli interventi ai quali veniva spesso chiamato, non era più compatibile con la sua cardiopatia.
Ha tuttavia continuato a seguire con attenzione l’attività e le pubblicazioni dell’Istituto facendosi ricordare da tutti i collaboratori con grande stima e considerazione”.