Le allieve e gli allievi della scuola secondaria di I° grado S.Umiltà Faenza e membri del PhotoLab, un laboratorio fotografico annuale della scuola, hanno deciso di raccontare l’evento drammatico che ha colpito Faenza lo scorso 16 maggio tramite la macchina fotografica. I ragazzi, alcuni di loro alluvionati, si sono incontrati un pomeriggio con il docente e hanno raccolto testimonianze grafiche di quanto accaduto.

Un progetto scolastico che va oltre il normale orario della didattica, ma con una forte valenza educativa. Gli allievi, infatti, non hanno scattato solo delle immagini, ma hanno anche elaborato dei testi per raccontare e trasmettere lo stato d’animo provato durante l’attività e le situazioni terribili e dolorose passate. Un modo per dare a loro voce e far comprendere agli adulti come hanno vissuto questo dramma. Non di meno, il ricavato dalla vendita delle copie sarà devoluto alle famiglie colpite dall’alluvione.

E’ possibile prenotare una copia del libro scrivendo a info@sumilta.it

Il commento della prof.ssa Giulia Zoli, coordinatrice del PhotoLab: “Il compito della scuola è far condividere ai ragazzi quanto hanno vissuto”

“Questo lavoro nasce dal bisogno di custodire e dare significato a ciò che è successo durante e dopo l’alluvione” – afferma la prof.ssa Giulia Zoli, coordinatrice del PhotoLAB – “Il compito della scuola è anche quello di dedicare tempo a condividere pensieri, esperienze e considerazioni su quanto i ragazzi hanno vissuto. Si tratta di un momento difficilissimo per i nostri giovani che, dopo la pandemia, si trovano a vivere l’ennesimo periodo di dura prova, costretti a rinunce, sacrifici e interrogativi che sono difficili da gestire alla loro età. Le fotografie educano il nostro sguardo e ci aiutano a fare caso alla bellezza anche in mezzo a cumuli di macerie. La scrittura, invece, serve per trovare le parole di fronte a ciò che sembra irrappresentabile – perché oltre l’immaginabile. Queste fotografie scattate nei dintorni della scuola sono abitate dal desiderio di strappare alla melma i tanti oggetti cari e i ricordi di chi ha perso qualcosa. Speriamo così di mostrare ciò che nel fango non si era notato.”