Successo travolgente al PalaDozza di Bologna per l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi da parte dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Riccardo Muti davanti a 3.500 spettatori.
Evento conclusivo dell’annata 2022 di Bologna Festival, offerto gratuitamente alla cittadinanza dalla società Illumia, e della Riccardo Muti Italian Opera Academy svoltasi nelle scorse settimane a Ravenna.
Alla serata hanno preso parte i cori Cherubini e Cremona Antiqua e uno straordinario quartetto vacale composto dal soprano Juliana Grigoryan, dal mezzosoprano Isabel De Paoli, dal tenore Klodjan Kaçani e dal basso Riccardo Zanellato, tutti molto applauditi. A fine concerto, dopo essere riuscito a placare l’entusiasmo incontenibile del pubblico, Riccardo Muti ha ricordato la “situazione drammatica” della musica in Italia, con i Conservatori che sfornano ottimi strumentisti “condannati a non trovare lavoro” per mancanza di orchestre.
“Nella sola città di Seul – ha detto il maestro – ci sono ben diciotto orchestre sinfoniche, più di quante ne abbiamo noi in tutta Italia”. Dopo avere ricordato il dramma della guerra in Ucraina e che la Cherubini accoglie due giovanissimi strumentisti provenienti dal quel martoriato paese (salutati da una interminabile ovazione), Muti è tornato a quello che è ormai un suo cavallo di battaglia “inascoltato”: “Sono anni che cerco disperatamente di riportare a Firenze le spoglie di Luigi Cherubini, uno dei più grandi compositori della storia (Beethoven lo considerava il più grande musicista del suo tempo), che riposa al cimitero Père Lachaise di Parigi. Ne ho parlato con Presidenti della Repubblica e Primi Ministri, – ha ricordato il maestro napoletano – ma finora niente! Mi hanno risposto che bisogna avere un documento degli eredi, allora ho pensato di rivolgermi a Jovanotti, chissà!”.
Non ha lesinato poi, con la sua consueta simpatica ironia un pensiero alla politica: “Pensate a Cherubini che torna in Italia su un treno con dentro i giovani strumentisti e coristi della Cherubini e i giovani di qualche orchestra e coro francesi fusi assieme. Un modo forse per scordarsi dei problemi politici che ci sono in questo momento tra Italia e Francia, e chissà, forse si troverebbe anche un ‘accordo’ che, come sapete, nel mondo della musica ha ben altro significato”. (ANSA).