“L’atto di coraggio con cui abbiamo deciso di aprire il Festival di Ravenna, tornando sul palcoscenico per la prima volta dall’inizio della pandemia, si rinnova con ‘Le vie dell’Amicizia’ che si affida alla musica, il solo linguaggio che non può essere frainteso, per ritrovare la speranza in un futuro migliore, un futuro di pace anche per il popolo siriano”. Lo spiega Riccardo Muti, raccontando il progetto di Ravenna Festival che dal 1997 visita luoghi simbolo della storia antica e contemporanea e quest’anno non dimentica la Siria.
Guidata da Muti, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini accoglie musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra per dare voce agli ideali di eguaglianza, libertà e fraternità dell’Eroica di Beethoven, nel ricordo dell’attivista Hevrin Khalaf e dell’archeologo Khaled al-Asaad, vittime dell’Isis.
A rendere omaggio alla loro dignità e al loro coraggio anche il canto di Aynur Doğan. Prima a Ravenna, il 3 luglio nella Rocca Brancaleone; domenica 5 luglio al Parco Archeologico di Paestum, che al sito siriano di Palmira sistematicamente mutilato dal terrorismo – è unito dal comune passato romano, dal riconoscimento Unesco e dal più recente gemellaggio. “Oltre vent’anni fa abbiamo sorvolato l’Adriatico a bordo di aerei militari per raggiungere Sarajevo,” ricorda Muti. “Eravamo tutti commossi dalla tragedia che si stava svolgendo e la musica rappresentava un segno di fratellanza da Ravenna. È stato l’inizio di un pellegrinaggio annuale”.
(Ansa)