Con un breve periodo di ventilazione assistita, temporanea e mirata, la situazione si sarebbe risolta e il paziente si sarebbe potuto salvare.
Ma pur sapendo questo, i medici non sono intervenuti: “hanno deciso di farlo morire”, denunciano i familiari di un 81enne deceduto il 20 dicembre 2020 all’ospedale di Lugo.
Sulla base di quanto emerso dalle valutazioni dei periti medico legali nominati dal Gip Janos Barlotti, i parenti dell’anziano, assistiti dall’avvocato Chiara Rinaldi, hanno chiesto alla Procura di Ravenna di procedere con ulteriori e più gravi contestazioni nei confronti di sei tra i 15 sanitari già indagati per omicidio colposo: per quattro di loro il legale della famiglia ipotizza addirittura l’omicidio volontario, per due di questi quattro medici e per altri due anche il falso sulle informazioni cliniche.
L’anziano venne ricoverato per una caduta e l’ipotesi è che gli siano state somministrate, senza i dovuti controlli, molteplici dosi di farmaci calmanti che lo portarono in coma, con una gravissima depressione respiratoria. Che poteva però essere risolta, secondo i periti Donatella Fedeli e Alberto Pedone, con una intubazione. Per l’avvocato Rinaldi i sanitari operanti, quindi, si trovavano di fronte ad un paziente che si sarebbe potuto riprendere con un breve periodo di ventilazione assistita “e, ciò nonostante, hanno scientemente deciso di non praticarla”. “La scelta di non praticare la terapia necessaria in un paziente con la chiara consapevolezza che da ciò sarebbe derivata morte (certa) del paziente è un comportamento criminale, lucido e volontario”, denuncia il legale dei familiari. I 15 medici indagati sono difesi dagli avvocati Ermanno Cicognani, Giovanni Scudellari, Claudio Cardia, Antonella Monteleone, Alessandro Vasi. (ANSA).