“Nell’ultimo ventennio le amministrazioni locali nulla hanno fatto per promuovere un’economia non centrata sulla distruzione dell’ambiente”.
La Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna riserva dure critiche alle realtà locali nel documento consegnato alla provincia come contributo alla realizzazione del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) che dovrà stabilire il futuro della cava del gesso di Monte Tondo.
L’attività estrattiva a Monte Tondo iniziò nel 1958, sebbene, fa notare la Federazione, già allora fossero stati segnalati i rischi che correva l’ambiente. In pochi anni la cava divenne il maggior sito estrattivo del gesso a livello europeo. Nel 1989 nacque il polo unico regionale per l’estrazione del gesso. Passaggi, sottolinea la federazione speleologica nella propria relazione, che hanno portato alla distruzione di Monte Tondo, all’alterazione dell’ambiente e ai danneggiamenti dei fenomeni carsici. Caratteristiche uniche, la cui distruzione ha motivato la candidatura a Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.