“Insieme chiediamo un modello di sviluppo diverso della cava, ma un no netto a possibili nuovi ampliamenti dell’area di estrazione”
Partecipata l’escursione di domenica 6 settembre in visita alla Cava di Monte Tondo a Riolo Terme. “È un’area soggetta a sfruttamento già dalla metà del ‘900 e che oggi rischia ulteriormente di subire una nuova stagione estrattiva. È quanto emerge dalla volontà della multinazionale Saint Gobain che, in vista della scadenza dell’attuale area, premedita un possibile ampliamento. Una situazione insostenibile in prossimità di un’area dall’importante valore ambientale come quello del Parco della Vena del Gesso. La cava avrebbe dovuto già da tempo essere oggetto di riconversione a tutela anche dei lavoratori interessati (quasi un centinaio), ma nulla in questi anni è stato fatto” – commenta Legambiente
Secondo l’associazione insistere su quell’area significherebbe stravolgere ulteriormente la natura del territorio. “È invece necessario ragionare su un termine ultimo assoluto delle attività estrattive e da questo pianificare interventi di ripristino ambientale e di ricollocazione dei lavoratori (anche perché il gesso non sarà disponibile per sempre). Solo in questo modo potrà essere garantita la salute della Vena del Gesso insieme al destino dei lavoratori”