Dura lettera d’accusa della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna contro le istituzioni regionali, provinciali e locali per i ritardi e i rinvii che non hanno ancora permesso di tracciare un futuro per la cava di Monte Tondo, per i lavoratori e quindi le comunità di Riolo Terme e Casola Valsenio, per lo stesso polo produttivo della Saint Gobain e quindi per il futuro del sistema carsico del Re Tiberio e dei Crivallari, al centro della candidatura Unesco, oggi area di scavo.
La lettera arriva dopo la mancata redazione del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive che avrebbe dovuto determinare la chiusura della cava del gesso, inaugurata ormai 63 anni fa. Un futuro che doveva essere già determinato 20 anni fa, programmazione poi posticipata. Nonostante ora uno studio, richiesto dalle stesse istituzioni, raccomandi la chiusura del sito estrattivo in 10 anni, è arrivata un’altra proroga per concedere alla Saint Gobain di continuare ad estrarre gesso fino al 19 ottobre 2023. L’autorizzazione precedente scadeva ad ottobre 2022. Del Piano Infraregionale che doveva essere pronto nel 2021 per stabilire le tempistiche della chiusura della cava ancora invece nessuna traccia.
La lettera degli speleologi:
“Il PIAE ha una valenza di dieci anni quindi si conosce con congruo anticipo la sua data di scadenza e, sulla base dell’esperienza acquisita, le amministrazioni conoscono i tempi necessari per la sua revisione. Inoltre, l’ultimo quinquennio di attività estrattiva concesso alla cava di Monte Tondo decorre dal 2016 al 2021. Era quindi ben conosciuto il periodo entro il quale si doveva procedere alla variante generale del PIAE.
Infatti, la stessa Saint-Gobain Italia SPA ricorda bene queste tempistiche e conosce i tempi necessari alle amministrazioni per il rinnovo del PIAE. Di conseguenza, già il 23 aprile 2019 invia a tutti gli enti preposti una lettera che, facendo riferimento ad incontri già avuti nel corso del 2018, ha come oggetto “Cava di Monte Tondo – Comuni di Casola Valsenio e Riolo Terme: Osservazioni finalizzate alla richiesta di una variante al Piano Infra-regionale delle attività estrattive (PIAE)”.
Anche la Provincia predispone un “Cronoprogramma delle attività e finanziario” per la definizione della variante generale del PIAE 2021-2031. I tempi indicati nel cronoprogramma prevedono l’avvio della procedura il 31 dicembre 2019 e come termine massimo per l’adozione del PIAE il 31 dicembre 2021 (in pratica due anni di tempo).
Sin qui tutto normale, salvo poi che le cose sono andate in modo diverso. Di seguito riportiamo la cronologia di come si sono svolti i fatti in merito alla variante generale al PIAE relativa alla cava di Monte Tondo:
11 ottobre 2019, la Provincia redige una “Relazione descrittiva dell’attività” in merito alla variante generale del PIAE.
20 agosto 2020, la Provincia di Ravenna presenta la “Variante Generale del Piano Infraregionale Attività Estrattive della Provincia di Ravenna (P.I.A.E). Documento Preliminare: Stato Pianificazione Comunale, Disponibilità Residue, Fabbisogni, Obiettivi.”
24 agosto 2020, la Provincia dispone di validare il documento preliminare relativo allo stato di pianificazione comunale, disponibilità residue, fabbisogni, obiettivi e di attivare la “Consultazione preliminare”, comprensiva della fase di partecipazione e consultazione, rivolata alle forze economiche e sociali, alle associazioni e alla cittadinanza.
27 agosto 2020, viene ufficialmente attivata la procedura di “Consultazione preliminare”.
16 settembre 2020, è convocata una prima seduta di consultazione preliminare. In questa seduta viene annunciato che la variante genarle al PIAE procederà in base al cronoprogramma. La parte riguardante la cava di Mente Tondo avrà però un percorso specifico. Ciò è spiegato nella sopra citata “Relazione descrittiva dell’attività” del 11/10/2019, dove si legge “Di fronte alle già pressanti richieste di ampliamento da parte dei cavatori si richiederà una attentissima indagine volta a proteggere la Vena ed i suoi sistemi carsici. A questo proposito pare assolutamente necessario un coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna che riprenda lo studio effettuato nei primi anni duemila […]”. Di fatto tutta la procedura riguardante la cava di Monte Tondo viene sospesa in attesa del nuovo studio della Regione.
23 novembre 2020, la Regione emette un atto amministrativo avente oggetto: “AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI ATTIVITÀ TECNICA DI VALUTAZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI, PAESAGGISTICHE E SOCIO-ECONOMICHE IN RELAZIONE AL POSSIBILE PROSEGUIMENTO DELL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA DEL POLO UNICO REGIONALE DEL GESSO IN LOCALITÀ MONTE TONDO, NEI COMUNI DI RIOLO TERME E CASOLA VALSENIO – PROVINCIA DI RAVENNA, CIG ZD32CE131C, AI SENSI DELL’ART. 1 CO. 2 LETT. A) DEL D.L. 76/2020, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 120/2020”.
Tale servizio è affidato ad una Associazione Temporanea di Imprese (ATI) e “il contratto avrà durata di 6 (sei mesi) decorrenti dalla data di stipula che dovrà avvenire entro il 15.01.2021;”. Ovvero i risultati dello studio dovranno essere consegnati entro luglio 2021.
I lavori dell’ATI sono stati seguiti e svolti con la collaborazione di un “Gruppo di Lavoro Polo Unico del Gesso di Mente Tondo” composto da tecnici del Sevizio difesa del suolo, della costa e bonifica della Regione, Provincia di Ravenna, Unione della Romagna Faentina, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità-Romagna, ARPAE e Agenzia sicurezza territoriale e protezione civile.
18 ottobre 2021, viene reso pubblico lo studio (dopo reiterate richieste anche tramite la stampa locale) che riporta come data di conclusione agosto 2021.
Ovviamente giunti a questo punto non vi è più in tempo per rispettare le tempistiche indicate nel “Cronoprogramma delle attività e finanziario”, ma resta sufficiente a terminare il procedimento prima della “scadenza dell’autorizzazione convenzionata” che concede la possibilità per Saint- Gobain di estrarre gesso in cava sino al 19/10/2022, con una proroga della durata massima di un anno.
21 giugno 2022, la Provincia prende atto “favorevolmente delle risultanze dello studio trasmesso dalla Regione Emilia-Romagna in data 19/10/2021, e attiva di nuovo la “Consultazione preliminare”.
27 luglio 2022, viene convocata una prima riunione nell’ambito della “consultazione preliminare” relativa al Polo estrattivo di Monte Tondo. Nel corso dell’incontro viene comunicato che tutte le parti interessate possono presentare i loro “contributi conoscitivi e valutativi in merito alla documentazione prodotta” entro il 15/09/2022.
È quindi ormai impossibile terminare il procedimento di variante del PIAE relativo alla cava di Monte Tondo entro la data di “scadenza dell’autorizzazione convenzionata” ovvero, come su scritto, il 19 ottobre 2022. Pertanto:
L’11 ottobre 2022, l’Unione della Romagna Faentina, con determina dirigenziale, ai fini di consentire il proseguo dell’attività estrattiva, proroga i termini della “scadenza dell’autorizzazione convenzionata” al 19/10/2023. Di fatto si entra in periodo di proroga per la definizione del PIAE.
Da questa sequenza temporale, della variante generale del PIAE, emerge un dato inequivocabile che la Provincia ha ritenuto necessario avere un ulteriore studio per potere assumere ogni decisione in merito al polo estrattivo di Monte Tondo. Quindi si tratta di un documento di assoluta importanza. Uno studio che è stato “favorevolmente recepito” nel giugno del 2022, ben sette mesi dopo il suo completamento. Ebbene per avere un documento così importante ci sono voluti 2 anni e 7 mesi.
Come se questo ingiustificato ritardo non bastasse, in data 19 ottobre 2022, la Provincia dispone di “sospendere per la durata di quattro mesi, il termine per la definizione della proposta di Piano da adottare alla luce delle decisioni che verranno assunte sulle valutazioni trasmesse dai Comuni interessati,”.
Tutti questi ritardi e rinvii sono per noi incomprensibili e ci premettiamo di dire che gettano un’ombra di discredito sulla Provincia e le altre amministrazioni coinvolte nella definizione del PIAE.
Più e più volte vi abbiamo chiesto di concludere l’iter di variante generale del PIAE. Vi ricordiamo che nel frattempo la Vena del Gesso, quella che voi definite, “un vero e proprio unicum a livello mondiale” viene sistematicamente distrutta. Per facilitarvi la comprensione di questa affermazione vi alleghiamo il link collegandovi al quale potrete vedere un filmato, della durata reale di 2 minuti e 15 secondi, di ciò che avviene quasi tutti i venerdì dell’anno.
Sapete che le leggi vietano la distruzione dei fenomeni carsici, cosa che oggi invece avviene, e impediscono l’ampliamento dell’area estrattiva.
Voi stessi avete votato un protocollo di sostegno alla candidatura UNESCO che vi impegna a salvare dalla distruzione il sistema carsico del Re Tiberio e dei Crivallari.
Avete voluto che la Regione finanziasse uno studio a fini di svolgere, come voi stessi dite, “una attentissima indagine volta a proteggere la Vena del Gesso ed i sui sistemi carsici”. Che valenza assume questo studio, pagato fior di quattrini, e “recepito favorevolmente”? Sarà forse che i risultati del suddetto, si esprimono con forte determinazione contro la possibilità di un’espansione della cava? A questo punto, che senso avrebbe avuto pagare uno studio tecnico dettagliato per poi non recepirne le raccomandazioni?
Giunti a questo punto, disponete di tutti gli elementi di conoscenza che servono per definire il PIAE. Avete conoscenza del disastro ambientale determinato in 63 anni di distruzione sistematica. Avete conoscenza delle norme che tutelano la Vena del Gesso. Avete assunto delle precise responsabilità per la conservazione e la tutela dei fenomeni carsici. Avete lo studio ARPA del 2001 da voi voluto così come quello dell’agosto del 2021. Questo studio dà una raccomandazione chiara e precisa. Non avete più giustificazioni e alibi.
Vi ricordiamo che siete colpevoli, assieme a SAINT-GOBAIN e agli amministratori locali, di non avere fatto nulla negli ultimi 20 anni (VENTI!) di tempo per costruire e sostenere una riconversione produttiva tale da cessare la distruzione della Vena del Gesso e ricollocare gli addetti. Di fronte a questo fallimento non potete oggi nascondere le vostre responsabilità e i vostri ritardi dietro parole quali: “occupazione”, “esigenze sociali” oppure “sviluppo sostenibile”. Non vi è nulla di sostenibile nello sfruttamento indiscriminato dell’ambiente, nella sua distruzione irreversibile; anzi, proprio la sua dissipazione è un danno economico che graverà come un macigno sulle generazioni future. SAINT-GOBAIN non è una benefattrice e l’estrazione sistematica di risorse dalla Vena del Gesso, sito protetto da più norme di tutela, potrà finire o con l’esaurirsi del giacimento, o con la programmata cessazione dell’attività estrattiva. Quale credete sia lo scenario che possa permettere di ridurre al minimo gli impatti economico-sociali e (soprattutto) quelli sull’ambiente? Lo studio che VOI STESSI avete ritenuto “assolutamente necessario” dà una risposta a questa domanda chiara.
Per quanto ci riguarda, è tempo, dopo 63 anni di distruzione, di un reale cambio di paradigma. Di ritenere prioritaria la tutela e la conservazione dell’ambiente. La Vena del Gesso non va considerata come un mezzo di produzione, da sfruttare sino alla sua distruzione. Bisogna finalmente superare l’arretratezza culturale che considera preminente le esigenze economiche (di pochi) sulla salvaguardia dell’ambiente (di tutti). Ritenere l’estrazione il prezzo da pagare per la “tenuta economico-sociale” di un territorio cela dietro un falso mito tutto il disastro di un territorio schiavo del ricatto occupazionale. Un territorio che verrà cancellato e non sarà mai più ripristinabile, e con esso i suoi habitat, la sua geodiversità, e la possibilità delle generazioni future di viverlo integro e protetto”.