“Le previsioni meno drammatiche prevedono per l’Italia il raddoppio dell’inflazione e dei costi ulteriori delle bollette, aggravati da una possibile riduzione dell’estrazione di greggio nel mondo con il barile a 100 euro ed il metano che costerà il triplo; una prospettiva di difficoltà produttive e dei bilanci familiari oggi del tutto sottovalutata, per la quale Ravenna, afferma l’esponente dell’Edera Giannantonio Mingozzi, se venisse ascoltata potrebbe offrire un grande contributo non solo con il rigassificatore ma riprendendo le estrazioni dai pozzi dell’Adriatico”.
Come repubblicani non ci stancheremo di chiederlo, in una campagna elettorale dove l’equilibrio tra ambientalismo oltranzista e ripresa industriale rischia di perdere di vista l’esigenza primaria: reperire nuove fonti di energia subito disponibili per contrastare i ricatti della Russia, il blocco delle consegne, la lentezza delle scorte ed un mercato ormai impazzito, continua Mingozzi.
“Fa piacere che la Snam firmi nuovi accordi con l’Algeria e si procuri nuovi giacimenti, ma per contro è veramente incredibile che in pieno Adriatico ci si limiti ad accordi industriali che autorizzano 1,5 miliardi di metri cubi per i pozzi in produzione, quando la disponibilità per nuove estrazioni a pochi chilometri è ben superiore ai 50 e garantisce anni di rifornimenti; tra gli ultimi atti del Governo Draghi, oltre alle misure per contenere i rincari, vi era la proposta di avviare nuove concessioni per il gas naturale in alternativa al carbone ed in collaborazione con Eni, anche per questo la caduta di Draghi è frutto di un grave errore che l’Italia pagherà per lungo tempo”.
“Il prezzo del gas vicino ai 300 euro per MWh e quindi l’elettricità a costi record mette a rischio posti di lavoro e tenuta civica di un autunno molto problematico: per il PRI ravennate, conclude Mingozzi, questa è la vera emergenza del Paese e quindi del confronto elettorale”.