Continua, da alcune settimane, il tira e molla con il Governo affinchè metta sul piatto più risorse da destinare al taglio delle bollette di luce e gas destinate a raddoppiare nell’immediato futuro per famiglie e attività produttive, afferma Giannantonio Mingozzi della segreteria del PRI di Ravenna.
Un miliardo ieri, 500 milioni oggi e forse qualche briciola ad inizio anno, ma il Governo Draghi sa bene che di più non si potrà fare per diluire l’aumento dei prezzi dell’energia in un contesto internazionale nel quale l’Italia è il Paese che importa più energia dall’estero, petrolio greggio per benzina e gasolio in particolare, da Russia o Libia per fare qualche esempio.
In un momento di difficoltà pandemiche e di prezzi al rialzo gli obiettivi della decarbonizzazione restano del tutto condivisibili; ma la cosiddetta transizione verso altre fonti avrà tempi lunghi e, a mio avviso, il gas naturale ed il metano dell’Adriatico sono irrinunciabili ed è un delitto non sfruttare quei giacimenti per diminuire la dipendenza con i Paesi produttori, risparmiare risorse e aumentare i posti di lavoro, prima che dall’altra sponda dell’Adriatico emungano i nostri patrimoni.
E Ravenna, con le proprie imprese del settore oil&gas tra le prime al mondo, ha le capacità tecnologiche per garantire rispetto dell’ambiente e attività produttive della costa.
Ci affidiamo spesso ad istituti di ricerca che consideriamo professionali ed affidabili e Nomisma lo è, sottolinea l’esponente dell’Edera; condivido pienamente quanto affermato da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia “chiudere i pozzi è sbagliato, in Adriatico si possono utilizzare al 90% le strutture esistenti riadattandole con nuove tecnologie e la nostra produzione potrebbe essere di 13 miliardi di metri cubi l’anno in più, invece lasciamo sottoterra 8 miliardi di euro e paghiamo salato i Paesi produttori, pur sapendo che l’Alto Adriatico detiene depositi naturali immensi di metano e consente facili estrazioni…..noi stiamo fermi e la Croazia estrae di fronte alle nostre coste”. Sarebbe bene che queste valutazioni tornassero ad essere attuali, conclude Mingozzi, in una città che abbiamo definito “capitale dell’energia” e che di risorse deve parlare senza preclusioni.