Nell’ambito dell’azione di contrasto all’impiego della manodopera irregolare, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna hanno eseguito un controllo nei confronti di un imprenditore di Milano Marittima, gestore di alcune strutture alberghiere a quattro e cinque stelle.
L’attività ispettiva ha consentito di identificare ben ventidue lavoratori completamente in “nero”, cioè sprovvisti di contratto di assunzione e della preventiva comunicazione ai competenti uffici del lavoro, per i quali è stata avviata la procedura di irrogazione della cosiddetta “maxi-sanzione”, che va da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 10.800 euro per ogni lavoratore.
Per gli altri cinque dipendenti “irregolari” gli accertamenti eseguiti hanno permesso di appurare che gli stessi prestavano più ore lavorative rispetto a quelle poi registrate nel Libro Unico del Lavoro e, quindi, contabilizzate in busta paga. Per tali violazioni il datore di lavoro è stato diffidato alla regolarizzazione delle posizioni lavorative, mentre con riguardo l’omesso versamento dei contributi dovuti in ragione delle retribuzioni corrisposte in “nero” è stata interessata la Direzione Provinciale dell’Inps per l’applicazione delle relative sanzioni.
Inoltre, il pagamento in contanti ai lavoratori dei compensi in “nero” per circa 300.000 euro è stato posto a base della contestazione, in via presuntiva, di maggiori ricavi per pari importo ritenuti incassati dall’imprenditore cervese, ma sottratti a tassazione.
L’operazione si inquadra nell’ambito dell’intensificazione dell’azione di contrasto al “lavoro nero” portata avanti con tenacia dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna, a tutela dei diritti degli stessi lavoratori e volta anche a far emergere eventuali situazioni di sfruttamento della manodopera, quale grave forma di concorrenza sleale e di alterazione delle corrette dinamiche dei mercati di riferimento.
Si tratta, infatti, di un fenomeno illecito sicuramente diffuso e pervasivo che può trovare ulteriore possibilità di incremento in questo periodo di crisi economica, atteso che consente per le imprese l’abbattimento dei costi di esercizio e, nel contempo, la possibilità per il lavoratore di accedere e/o mantenere i sussidi pubblici connessi all’emergenza sanitaria.