Michele Placido – nel ruolo di Don Marzio – e una compagnia ispirata e notevole diretta da Paolo Valerio sono il cuore pulsante de La bottega del caffè di Carlo Goldoni, in scena al Teatro Masini di Faenza da venerdì 4 a domenica 6 febbraio alle ore 21. Il capolavoro goldoniano diverte e tratteggia il piccolo mondo di un campiello veneziano con le sue luci ed ombre.
Un maestro dello spettacolo italiano come Michele Placido regala al personaggio di Don Marzio sfumature, ambiguità e ironia, attorniato da una numerosa compagnia d’interpreti che, diretta da Paolo Valerio, si muove in scena con forza espressiva e ispirazione. La compongono: Luca Altavilla, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Anna Gargano, Armando Granato, Vito Lopriore, Francesco Migliaccio, Michelangelo Placido, Maria Grazia Plos.
Un assieme importante e una commedia ricca di leggerezza e significato, per “curare l’anima” – come ha spiegato il regista – attraverso il teatro, l’arte, l’emozione condivisa.
La Compagnia sarà anche protagonista dell’Incontro con gli Artisti che si terrà sabato 5 febbraio alle ore 18 presso il Ridotto del Teatro Masini. L’Incontro è a ingresso gratuito.
Il sipario si alza su un allestimento imponente e accurato, cui hanno contribuito il lavoro della scenografa Marta Crisolini Malatesta, i ricchi costumi di Stefano Nicolao, il disegno luci concepito da Gigi Saccomandi, le musiche composte da Antonio Di Pofi e i movimenti di scena curati da Monica Codena.
La luce del mattino accarezza le piccole abitazioni che si affacciano su un campiello veneziano, mentre i riflessi dell’acqua si rifrangono sul piccolo mondo che lo popola e che lo spettatore seguirà
per una giornata intera, durante il carnevale: “accogliamo appieno e portiamo sulla scena tutta la vitalità e il divertimento della commedia, la comprensione che l’autore mostra per l’uomo – di cui ritrae con sottigliezza le virtù ed i lati oscuri – il suo amore viscerale per il teatro, per la scrittura, per gli attori, sulle cui potenzialità costruiva personaggi universali” spiega il regista Paolo Valerio.
“Di questo testo meraviglioso è protagonista un microcosmo di persone che gravitano in un campiello veneziano. Don Marzio – il nobile napoletano che osserva seduto al caffé questo piccolo mondo e con malizia ne intriga i destini – nella nostra edizione è interpretato dal bravissimo e carismatico Michele Placido. Lo attorniano figure tutte importanti, ognuna ambigua e interessante: una coralità in cui la pièce trova il fulcro del suo impeccabile meccanismo, che imprime ritmi vorticosi alle interazioni fra i personaggi. Cosa succede? Nulla di clamoroso: qualcuno si rovina al gioco, due amanti si ritrovano e si perdonano, qualche sogno s’infrange… ma soprattutto si spettegola. È Venezia – come dice Don Marzio – un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento”.
Lo sfaccettato affresco sociale e umano che Goldoni ritrae ne La bottega del caffé è in costante movimento attorno alla bottega del titolo, gestita con oculatezza da Ridolfo con il suo aiutante Trappola. Sullo stesso campiello si affaccia anche un luogo assai meno onorato: la casa da gioco di Pandolfo. La bisca calamita il giovane mercante Eugenio, vittima della dipendenza dal gioco: perde, s’indebita, impegna i gioielli della moglie. La giovane Vittoria, di buona famiglia e sentimenti sinceri, molto deve penare – sostenuta da Ridolfo – per tentare di riportarlo sulla retta via. Anche il conte Leandro ama il gioco e la fortuna gli sorride (o lo aiutano carte truccate?) ed ha fortuna anche in amore, giacché la bella ballerina Lisaura si lascia da lui corteggiare, sperando di cambiar vita sposandolo. Ma una pellegrina – Placida – appena giunta a Venezia lo riconoscerà e l’aitante conte si
rivelerà un marito fedifrago, nient’affatto nobile e presto… pentito. Di tutto questo rincorrersi e mentire, di questo tessere affari, di queste agnizioni, pentimenti e colpi di scena è osservatore privilegiato Don Marzio: un nobile napoletano che seduto al caffé ascolta, rivela, distorce notizie e verità.
“Don Marzio li guarda e li spia, con un occhialetto che non corrisponde alle diottrie che gli mancano, e registra il tempo con un orologio che non funziona, offrendo in caricatura una posizione speculare a quella del pubblico che osserva” scrive Piermario Vescovo. “Soccombendo a quanto la sua lingua pettegola ha incautamente spiattellato – sottolinea lo studioso in “Goldoni e il Teatro comico del Settecento” – a conclusione della commedia don Marzio finisce con l’assumere il ruolo del bugiardo, avendo egli in realtà rivelato la verità attraverso un’osservazione deformata della realtà e attraverso la pratica di una maldicenza quasi ingenua».
Diviene dunque un capro espiatorio, estromesso dalla società veneziana, che intanto però ha mostrato, assieme alle sue virtù, diversi lati bui.
Biglietti: prevendita da giovedì 4 a sabato 5 febbraio dalle ore 10 alle ore 13 presso il botteghino del Teatro Masini.
Prenotazioni telefoniche (0546 21306): dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 13.
Biglietti online: Vivaticket
Prezzi: da 29 a 27 euro