Ravenna Capitale del Futuro
Il nostro MeetUp vuole aiutare il Governo in questa fase comprensibilmente difficilissima in cui si sta provando a gettare nuove basi per il futuro del nostro Paese attraverso nuove politiche energetiche slegate dai monopoli economici e di potere che da sempre hanno guidato le scelte del passato. Lanciamo perciò un “contromanifesto” rispetto a quello che presenterà Roca, ricordando che a Ravenna:
1. Si sta minando la sopravvivenza dei monumenti e del suo patrimonio culturale ed ambientale tutelati dall’articolo 9 delle Costituzione grazie anche al progredire della subsidenza di origine antropica. Solo ad esempio, grazie ad ENI, dal 1950 al 1982 nel campo di estrazione gas “Ravenna Terra”, a nord di Ravenna, che ha prodotto oltre 21 miliardi di metri cubi di gas, il suolo si è abbassato di 4,5/5 cm all’anno, e la subsidenza residua procede tutt’ora. Nel 1980 fu promulgata la Legge n. 845, detta “Legge Ravenna”, per la protezione del territorio del Comune di Ravenna dal fenomeno della subsidenza. All’articolo 1 si legge: “la protezione del territorio del Comune di Ravenna dal fenomeno della subsidenza ed i relativi interventi sono dichiarati di preminente interesse nazionale”. La subsidenza è prodotta da molte cause, tra cui in principal modo l’estrazione di acqua dalle falde, che però oggi è drasticamente calata. Quella di idrocarburi invece prosegue. Ricordiamo che quasi tutto il territorio ravennate non è sommerso dalle acque solo grazie al lavoro delle idrovore.
2. L’industria petrolifera non sa come smantellare e bonificare montagne di ferro che costituiscono le piattaforme dismesse e le rifila a Regione e Comune per non meglio precisati progetti di riqualificazione, i cui costi di gestione e manutenzione ricadranno su tutta la comunità?
3. In questi anni l’istituzione “Parco del Delta del Po” è stata gestita in maniera quasi del tutto politicizzata. Ad esempio, in ben trent’anni il Parco non è riuscito, insieme a tutti gli altri enti coinvolti, ad approvare il Piano di stazione Pineta di San Vitale e pialasse di Ravenna. Il Parco è responsabile dell’omessa vigilanza sugli attuali disastri Punte Alberete, Pialassa dei Piomboni, foce del Bevano, e non si esprime sui permessi di ricerca di idrocarburi in zone protette come nel caso de “La Stefanina”, mentre per la coltivazione “Agosta” dà un “non parere”.
4. Ravenna ha perduto milioni di metri cubi di spiaggia causa l’erosione marina, il mancato apporto di detriti dai fiumi, l’edificazione sulla costa e la subsidenza co-indotta dalle estrazioni di idrocarburi, con grave danno per il turismo. A Lido di Dante, in zona di Parco del Delta e Riserva Naturale dello Stato, un recentissimo studio dell’Università di Bologna parla di oltre 2 cm anno di abbassamento di suolo. Ricordiamo che la subsidenza naturale è stimata a pochi millimetri/anno.
Lo stesso è accaduto e accade tuttora nella Riserva Naturale Statale Vene di Bellocchio e relativa Pineta per le estrazioni di metano del campo Dosso degli Angeli.
5. A Ravenna vale ancora la locuzione degli antichi romani: “panem et circenses”, con ENI main sponsor del Ravenna Festival.
6. Le pinete di Dante, esistenti da oltre mille anni, la “selva oscura” per cui il senatore ravennate Luigi Rava emanò la prima legge di tutela del paesaggio in Italia (Legge n. 411 “per la conservazione della Pineta di Ravenna” del 16 luglio 1905), sono in grande sofferenza per il progressivo innalzamento del cuneo salino dovuto alla subsidenza e per l’inquinamento dei suoli ed atmosferico prodotto dagli impianti industriali.
7. All’OMC – Offshore Mediterranean Conference non si parla solo di estrazioni di gas, che viene descritto come “fonte di transizione” meno inquinante, ma che è responsabile della produzione di gas serra come tutte le fonti fossili, ma si parla anche degli immensi giacimenti di petrolio del continente africano ed asiatico, che verranno sfruttati fino all’ultima goccia.
Infine, lanciamo un appello.
L’industria energetica ravennate ha prodotto eccellenze assolute di livello mondiale a Ravenna. A partire dagli anni 50 Ravenna ha saputo sfruttare in modo egregio le risorse metanifere del sottosuolo, a terra e a mare, nella tradizione dell’ingegno e della competenza che contraddistinguono da sempre il nostro Paese. Proprio in virtù di queste competenze, il nostro Paese, ricchissimo di bellezze naturali ed artistiche come nessun’altro al mondo, si deve fare coraggiosamente portavoce della tutela del nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale che rappresenta la nostra stessa identità ed il luogo in cui viviamo, e deve sostenere e promuovere la riconversione a fonti energetiche sostenibili. Questa svolta preparerà un nuovo futuro occupazionale ai nostri figli ed ai nostri nipoti, al contempo garantendo la loro salute e la loro stessa sopravvivenza in un ambiente quanto più possibile sano. Lanciamo quindi un appello perché non si vada a trivellare nell’Alto Adriatico, nella zona del golfo di Venezia interdetta alle estrazioni per i gravi problemi di subsidenza fino all’arrivo dello Sbloccaitalia di Renzi (Venezia, unica al mondo, devastata dall’acqua alta, dalla corruzione e dal turismo!), ma che inizi proprio da Ravenna e dalle sue eccellenze tecnologiche ed ingegneristiche la riconversione energetica del futuro del nostro Paese, il distacco dalla dipendenza energetica da altri paesi, l’esportazione di tecnologie all’avanguardia come quelle espresse finora. Il tempo sta finendo: la scienza senza coraggio, e soprattutto la politica, non fermino il futuro e il progresso.
MeetUp A riveder le stelle Ravenna