Dopo Lista per Ravenna anche il MeetUp A riveder le stelle Ravenna affronta le questione della gestione dei rifiuti nel nostro territorio. “Il Piano Regionale di gestione dei rifiuti, presentato trionfalmente nel 2016 come “la svolta verde per l’Emilia-Romagna” è fallito? A Ravenna, finora, sembrerebbe proprio di sì” evidenzia provocatoriamente il MeetUp.

“Attraverso il Piano la Regione punta all’azzeramento delle discariche, al progressivo spegnimento degli inceneritori e a portare il riciclo di carta, legno, vetro, plastica, metalli e organico al 70% entro il 2020.

Secondo l’ultimo report 2017 “La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna” redatto da Arpae e Regione Emilia Romagna, la raccolta differenziata e indifferenziata di rifiuti urbani a scala provinciale per l’anno 2016 si attesta a Ravenna al 55,2%, con un 1,9% di raccolta differenziata in meno rispetto all’anno precedente, unico dato negativo tra tutte le altre provincie della nostra Regione, con quasi 2 chilogrammi di rifiuti prodotti ogni giorno pro capite nella nostra provincia. Quali i motivi? Scarsa educazione ambientale, sistemi di raccolta inefficienti, tariffazioni non sufficientemente convenienti per i cittadini?
L’unica risposta certa la si trova scorrendo i progetti in fase di approvazione sul nostro territorio, che paiono consegnarci la maglia nera in quanto a gestione anacronistica dei rifiuti e le cui conseguenze, stando ai pareri delle associazioni mediche qualificate che da anni si occupano dell’argomento, si pagano in termini di salute. “Rifiutopoli” come evidenziato recentemente da Lista per Ravenna?”

Nel 2020  – prosegue il meetUp – era prevista la chiusura del vecchio inceneritore di via Romea Nord: andrà prorogata? Vediamo qualcuno dei progetti in corso: iniziamo col “revamping” del forno F3 presso il Centro “Ecologico” HerAmbiente Spa di via Baiona, che prevede il passaggio da 40.000 tonnellate a 50.000 tonnellate di rifiuti industriali, urbani e speciali anche pericolosi inceneriti ogni anno. Proseguiamo con l’ennesimo ampliamento della discarica da 110 ettari sotto l’inceneritore in via Romea Nord, all’interno di un ambito di valore paesaggistico soggetto ai vincoli del Codice dei Beni Culturali e dichiarato di notevole interesse pubblico con Decreto Ministeriale del 5 gennaio 1976, visto che “costituisce un’unica zona ampia ma unitaria che si collega con le valli di Comacchio, avente valore paesistico e singolarità naturale e scientifica”. A tal proposito ricordiamo che il decimo settore della discarica in progetto si estenderà su una superficie di circa 25.000 metri quadri, raggiungerà un’altezza massima di 25,75 metri, per un volume utile di coltivazione rifiuti pari a circa 263.000 metri cubi e sorgerà a ridosso dello scolo Via Cerba, che scarica direttamente nella Pialassa Baiona, sito di importanza comunitaria, zona di protezione speciale e sottoposta alla convenzione di Ramsar per le zone umide. C’è poi anche l’aumento di oltre il 30% della capacità del DISIDRAT – Impianto trattamento fanghi industriali, anch’esso posto all’interno del Centro “Ecologico” HerAmbiente di via Romea Nord: si passa dalle 150.000 tonnellate/anno attualmente autorizzate a 200.000 tonnellate, al fine di sfruttare la piena potenzialità dell’impianto. Molti di questi fanghi provengono dalle attività di trivellazione di giacimenti idrocarburi e parte dei quali sono classificati da Hera stessa come contenenti sostanze pericolose, con buona pace dei politici ravennati convinti araldi dello sfruttamento delle fonti fossili; vanno a ricoprire le discariche e a riempire le cavità delle miniere.”

Parallelamente, ci chiediamo quali possano essere i controlli sull’inquinamento delle acque, sia per la discarica di via Romea che per quella vecchia, posta dentro la pineta ad est della Romea. A quel che risulterebbe dai documenti di Arpae, le stazioni di misura della rete di monitoraggio ambientale delle acque sotterranee a valle delle discariche sono solo due.

Insomma – concludono dal MeetUp – il cambio di passo sembra molto lontano almeno da noi, legati come siamo a tecnologie che non si vuole modificare, anche per comprensibili risvolti economici che riguarderebbero società ormai consolidate su determinate filiere. Solo una politica “nuova”, interessata al benessere dei cittadini e del territorio, può indirizzare verso scelte più moderne. Salutiamo quindi come un ottimo auspicio la decisa presa di posizione del sindaco 5 Stelle di Imola Manuela Sangiorgi, nell’ambito del consorzio CON.AMI, che interessa anche la nostra provincia e che, tra l’altro, possiede la discarica Tre Monti – gestita da Hera – il cui ampliamento è stato recentemente bocciato. Strade difficili ma che giunta l’ora di provare a percorrere”.