Arriva una severa scoppola per l’Ausl Romagna, condannata dal Tribunale civile di Ravenna a risarcire i medici del 118 lasciati senza stipendio per cinque mesi nel 2022.Un contenzioso nato dal rifiuto di sei medici di aderire al progetto di supporto degli ospedali varato dall’Azienda sanitaria, che per questo aveva deciso di adottare la linea dura nei loro confronti. Da maggio a settembre 2022, infatti, l’Ausl non ha corrisposto ai sei medici ribelli l’intera cifra prevista dall’accordo integrativo regionale che riguarda i servizi aggiuntivi resi nell’ambito dell’emergenza-urgenza. Non solo quelli in più richiesti in ospedale, dunque, che sono a latere rispetto al contratto e che sono su base volontaria, ma anche quelli relativi allo stesso 118 e che i medici hanno invece regolarmente svolto. I professionisti si sono quindi visti decurtare circa 900 euro ogni mese, per non aver svolto solo una parte dei compiti a loro richiesti. Da ottobre 2022 in avanti è poi intervenuto il nuovo accordo integrativo regionale, che ha sanato la situazione. Ma questa presa di posizione dell’Ausl Romagna è stata comunque stroncata dalla magistratura, che con la sentenza di ieri ha dato ragione ai ribelli . Nell’atto si dice infatti che “la decisione dell`Ausl appare scorretta” e che per di più “non trova conferma nel dato normativo. In secondo luogo, non tornano i conti”. I medici infatti hanno sempre svolto tutte le attività previste dal contratto relativo ai servizi 118, tranne appunto l’integrazione con il Pronto soccorso. “Già di per sé risulta alquanto scorretto immaginare che per non avere svolto solo una parte dei compiti previsti non spetti nulla, visto che l’altra parte era stata svolta- si legge nella sentenza- in secondo luogo i conti non tornano perché non appare esserci una logica nemmeno matematica dietro il discorso dell’Ausl.
L’Ausl Romagna “vuole obbligare (dietro la minaccia della perdita dei 900 euro mensili aggiuntivi) i medici di emergenza a lavorare nei Pronto soccorso. Tuttavia come risulta dall’accordo aziendale del febbraio 2022 per chi lavorava volontariamente nei Pronto soccorso c’era un compenso orario aggiuntivo. Se invece non si lavorava volontariamente nei Pronto soccorso (ed essenzialmente è la posizione degli odierni ricorrenti) restava (per chi svolgeva le altre attività) il compenso di 900 euro mensili forfettizzato già previsto dall’accordo precedente. Ne consegue che va ritenuto che Ausl Romagna in effetti non abbia applicato l’accordo in questione”, dice la sentenza. L`Azienda è stata quindi condannata a pagare ai medici gli stipendi arretrati, cioè 900 euro mensili da maggio a settembre compresi, per un totale di 4.500 euro ciascuno, oltre agli interessi e alle spese legali. La vicenda viene ricapitolata oggi da Roberto Pieralli, presidente dello Snami Emilia-Romagna, che chiede le dimissioni del direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori. “Questo contenzioso è stato voluto dall’Ausl Romagna- attacca Pieralli- col diretto coinvolgimento del direttore generale, con prese di posizione pubbliche sulla stampa. Abbiamo tentato in tutti i modi, anche con le vie bonarie, extragiudiziali e ufficiali, negli incontri in Prefettura, di convincere l’azienda. Ma si è arrivati a uno scontro che era anche auspicato dalla stessa Ausl”.
La scelta dell’Azienda sanitaria, spiega il sindacato, era legata alla mancanza di medici ospedalieri per il Pronto soccorso. Carenza a cui l’Ausl avrebbe voluto mettere una pezza appunto coi medici del 118. Tutto questo, ragiona però Pieralli, “non si capisce a chi abbia giovato”, perchè l’azienda “è stata condannata a risarcire” i professionisti, i quali “hanno dovuto aspettare due anni per avere giustizia”. In più, alcuni di loro “hanno poi comunque scelto di cambiare lavoro- rileva Pieralli- sono andati a svolgere altre funzioni e mansioni per l’insostenibilità del contesto”. Questa vicenda, secondo lo Snami, ha infatti aggravato un clima già pesante in Romagna, con rapporti spesso conflittuali tra l’Ausl e i medici convenzionati. “C’è un clima insostenibile- afferma Pieralli- che fa scappare i professionisti, proprio in un momento di grande carenza. Molti vanno a lavorare anche a 100 chilometri da casa, pur di non avere a che fare con l’Ausl Romagna”. In questo scontro, sottolinea lo Snami, la Regione non è mai intervenuta. “L’assessore Donini decise di non decidere- afferma Pieralli- e ha tentato di risolvere il problema andando verso un nuovo accordo regionale, che ha posto fine alla questione. Ma questo non ha cambiato il clima e quindi i professionisti si sono disaffezionati. Di conseguenza, riteniamo più che opportuno un passo indietro da parte del direttore generale dell’Ausl Romagna e le sue dimissioni”.
fonte Dire