Le mascherine e dispositivi di protezione individuale per proteggersi dal COVID-19 continuano a non trovarsi sul mercato e così da lunedì migliaia di lavoratori delle cooperative sociali, delle pulizie, della ristorazione rischiano di doversi fermare, col conseguente pericolo di interruzione dei servizi di interesse pubblico che svolgono negli ospedali, nelle case per anziani, negli stabilimenti produttivi, nei trasporti e nella logistica, nella grande distribuzione e nei servizi essenziali ancora aperti.
È questo il rischio che le centrali cooperative hanno segnalato in una lettera ai Prefetti di Forlì-Cesena, di Ravenna e di Rimini, vista la scarsità di dispositivi utili a fornire le condizioni di sicurezza ai soci, ai lavoratori e alle lavoratrici che sono in prima linea nella gestione dell’emergenza COVID-19 insieme al personale sanitario, delle forze dell’ordine e della protezione civile. La lettera è firmata da Alessandro Brunelli e Renato Lelli (AGCI), Luca Bracci e Mauro Neri (Confcooperative di Ravenna-Rimini e Forlì-Cesena) e da Mario Mazzotti (Legacoop Romagna).
La nota ai Prefetti specifica che «l’interruzione di attività potrebbe riguardare molte prestazioni considerate di pubblico interesse che riguardano i servizi ospedalieri (manutenzioni, preparazione pasti, pulizie, ecc.) e le attività di cura svolte in strutture protette rivolte a persone anziane e a persone con disabilità o rese a domicilio, attività che rientrano nell’obbligatorietà dei Livelli Essenziali di Assistenza».
Difficoltà crescenti si segnalano anche «nelle produzioni alimentari, nell’edilizia, nei trasporti merci e persone, nella logistica, nei servizi alle persone». Sul versante degli autotrasportatori, causa il dilatarsi dei tempi di carico e di scarico presso la committenza, «i camionisti devono attendere anche 20 ore in imprese con aree ristoro e servizi igienici non più accessibili a personale esterno».
Le cooperative chiedono quindi ai Prefetti di attivarsi affinché sia reso disponibile dalla Protezione civile per le Cooperative un numero sufficiente di dispositivi di sicurezza, così da potere «garantire i servizi essenziali di pubblica utilità a cui sono preposte». Chiedono inoltre che sia reso possibile agli autotrasportatori, per il periodo dell’emergenza in deroga alle vigenti norme, entro un raggio di 100 Km dal proprio punto di rientro (sede/abitazione) di poter derogare dai limiti di ore nella guida e permetterne il rientro tempestivo alle proprie case.