Claudio Spadoni, direttore del Mar per 15 anni, ha voluto rispondere con una lettera alle critiche che in queste settimane hanno acceso il dibattito attorno al Mar. Critiche arrivate dall’associazione Dis-Ordine, poi però divenute anche materia politica. Tralasciando quest’ultime, Spadoni, nella sua lettera, ha voluto rispondere alle personalità artistiche della città che costituiscono l’associazione:
“Vedo con qualche ritardo la lettera dell’Associazione Dis-ORDINE, ‘Difendiamo i musei’, che mi ha molto interessato e che mi induce a qualche precisazione. A partire da quanto si sostiene circa il ‘Patrimonio Musivo’, là dove si chiama in causa la scarsa valorizzazione di alcuni mosaici. A cominciare da quello trasposto dal dipinto di Balthus, ‘La camera turca’ “collocato- si scrive- a fianco dei bagni pubblici del MAR.” Affermazione davvero stupefacente in quanto proprio a Balthus era stato riservata una ‘nicchia’ nel quadriportico della Loggetta, ove era esposta (ora non più) buona parte della raccolta musiva, e non nel corridoio di accesso ai bagni. In posizione analoga, rispetto agli altri bagni nel lato opposto del piano terra, è l’ultima saletta dedicata alle mostre. Per dire, vi sono passati dipinti dei Carracci, dei Preraffaelliti, dei Macchiaioli, sculture di Martini, di Leoncillo, fra i tanti altri. Quanto a Balthus, senza voler sminuire la trasposizione musiva eseguita da mani diverse, ricordo bene le perplessità dell’artista in Classense, e le sue educate osservazioni critiche prima di firmare il mosaico sollecitato dal maestro Muti. Che poi si asserisca che i mosaici di Antonioni e Villa abbiano subito “la stessa sorte”- è sorprendente, essendo esposti nella stessa parete di Adami, Vedova, Ontani, Sartelli, Gilardi, vicino a Paladino e Giosetta Fioroni. Si volevano degli altari ad hoc solo per quelli citati? Secondo capitolo: la collezione di opere acquisite durante le direzioni di Guberti e Bandini quando Ravenna sarebbe stata -sta scritto nella lettera- una rara e virtuosa protagonista con il coinvolgimento dei maggiori artisti, curatori e critici europei del momento come ben documenta la rivista di quegli anni La Tradizione del Nuovo”. Senza voler sminuire quelle stagioni -ci mancherebbe- vorrei osservare che consultando tutti i numeri della rivista (nel timore di vuoti di memoria) non ho trovato traccia di figure europee di qualche importanza. Unica eccezione una mostra di artisti austriaci, per buona parte abbastanza giovani e sconosciuti, come poi sono rimasti, così come il curatore, tale Schober del museo di Graz, che se ricordo bene ospitò poi una mostra di artisti bolognesi e romagnoli. Sulle favoleggiate presenze straniere forse l’estensore della lettera ha confuso i tempi, quando giungendo ai tempi del MAR nei comitati scientifici e come collaboratori per mostre e cataloghi figurarono studiosi come Michel Laclotte, direttore del Louvre, Fred Licht del Guggenheim, Daniel Soutif del Centre Pompidou, Edouard Pommier ispettore generale dei musei di Francia, Jean Louis Prath della Fondazione Maghaet, per dire solo di alcuni fra i diversi altri, così come per gli artisti, dai grandi romantici inglesi, ai Preraffaelliti fino ai ‘Nuovi selvaggi’ tedeschi.

Sulla collezione dei gessi, che appartengono all’Accademia, non si può che concordare sulla necessità di un riordino dopo le dispersioni e le perdite dovute anche a ripetuti e maldestri trasferimenti. In quegli anni, come direttore dell’Accademia inviai alcune lettere all’amministrazione, rimaste purtroppo lettera morta. Trovo invece davvero sorprendente l’affermazione che non esistano “né un inventario aggiornato…né una catalogazione del nostro patrimonio”. Se non è andato tutto perduto recentemente – posso parlare solo del tempo della mia direzione del MAR – dai mosaici alle altre opere in dotazione del museo, comprese le svariate decine acquisite gratuitamente, tutte erano catalogate secondo una prassi quasi d’obbligo, in stretto contatto con la Soprintendenza e le direttive dell’Istituto dei Beni Culturali. Qui, il difetto di informazione anche sulle normative è davvero sconcertante. Ne riderebbe il “grande Emiliani”, che ha seguito il MAR fin dalla sua nascita divenendone poi Presidente onorario e collaborando a tutte le mostre storiche. Per quella di Corrado Ricci, pur avendo poco partecipato per ragioni di salute, mi espresse il desiderio di figurare comunque come curatore con me della mostra e del catalogo. Un maestro, e amico indimenticabile”.