Anche sul territorio ravennate si stanno registrando iniziative e mobilitazioni di fronte allo strappo compiuto da undiciassociazioni che si sono rifiutate di firmare il rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare 2019-2023 (sottoscritto nella notte del 31 luglio tra Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Unionfood, Ancit e AssoBirra).
La scelta delle associazioni non firmatarie è dettata dall’indisponibilità a riconoscere un aumento economico di 13 euro a partire da aprile 2023.
Fai, Flai e Uila nazionali hanno deciso di riconfermare il blocco degli straordinari e delle flessibilità fino al 14 ottobre e, a partire dal 9 ottobre, sono state proclamate le prime quattro ore di sciopero.
“La mancata adesioneal rinnovo del contratto nazionale, da parte di alcune importanti associazioni datoriali, è un atto che assume maggiore gravità se si considera che coinvolge lavoratori che, nel momento del lockdown, venivano considerati essenziali e che oggi ricevono questo ingrato trattamento – affermano Roberto Cangini, Raffaele Vicidomini e Sergio Modanesi, segretari generali territoriali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil -. Per questo motivo ci mobiliteremo in ogni modalità a nostra disposizione, affinché, anche nella nostra provincia, sia chiaro a tutti che le aziende che non riconoscono il diritto del contratto nazionale ai propri dipendenti, non possono considerarsi eccellenze.”
La mobilitazione, anche in Emilia-Romagna, riguarderà le aziende che rientrano nell’area di rappresentanza delle associazioni datoriali che non hanno sottoscritto tale accordo e che non hanno espresso l’adesione al contratto sottoscritto il 31 luglio. Un contratto importante, chericonosce un aumento salariale assolutamente appropriato (di 119 euro a regime) a cui si aggiungono 5 euro di welfare e 30 euro che verranno erogati a tutti i lavoratori per i quali non viene svolta la contrattazione di secondo livello.