Confcommercio Ravenna per bocca del suo Presidente Mauro Mambelli esprime fortissima preoccupazione per il perdurare della grave crisi economica che attanaglia il paese dal 2008 e che, nel nostro territorio, dispiega in modo particolarmente cruento i suoi effetti sull’intero tessuto economico.
Proprio in questi ultimi mesi si sono acuite le condizioni di sofferenza, in particolar modo sul centro storico, che hanno provocato l’uscita di realtà storiche dal mercato. Basti pensare a via Diaz o a Via Cavour dove i locali commerciali fanno fatica ad essere riaffittati e, se si volge lo sguardo alla fascia urbana, del forese o dei lidi, la situazione è altrettanto allarmante.
“La perdita di esercizi commerciali, artigianali nelle strade del nostro comune è diventata un’emergenza allarmante – afferma il Presidente Mambelli: quando si spengono così tante vetrine viene meno quella funzione di presidio del territorio e di protezione al degrado ed alla sicurezza dei cittadini.
Inoltre, il Decreto Collegato alla legge finanziaria 2020 (d.l.124/2019) che il Parlamento sta convertendo in legge e il Disegno di Legge della stessa renderanno la situazione ancor più complicata.
Di positivo, grazie all’azione e alla pressione continua messa in atto da Confcommercio (e questa è una nostra battaglia vinta), c’è il blocco dell’aumento dell’IVA che di fatto avrebbe pesato non poco sui bilanci delle aziende e delle famiglie, ma vi sono alcune norme che ci preoccupano e che se non opportunamente corrette aggraverebbero ulteriormente le difficoltà delle imprese del territorio.
Mi riferisco in particolare ad alcune norme che incideranno direttamente su tutte le attività economiche:
- Pagamenti elettronici e lotteria degli scontrini; si tratta di una complicazione tutta a carico dell’imprenditore che si trasformerà in maggiori oneri economici, organizzativi e disagi dovuti ad una discutibile applicabilità.
- Canone unico comunale; è una nuova imposta locale che dispiegherà i suoi effetti in particolare su tutti coloro che faranno occupazione di suolo pubblico. Tra questi gli ambulanti, i gestori di pubblico esercizio, le attività anche artigianali che effettuano il consumo sul posto come ad esempio piadine, il piccolo artigianato alimentare ecc. Un esempio relativo al Comune di Imola elaborato dal nostro centro studi e riferito ad un ambulante che effettua mercati in loco, passerebbe dagli attuali 390€ a 1996€ annui di canone complessivo applicando le aliquote massime previste.
- Compensazione dei crediti fiscali sopra i 5000€; si impone al contribuente un differimento della possibilità di utilizzo dei crediti tributari maturati, con conseguente aggravio in termini di risorse finanziarie per il versamento di quanto dovuto all’Erario. L’aspetto ancor più preoccupante, nella complessità del meccanismo, resta la previsione di sanzioni a pari a € 1.000 per delega non eseguita.
- Appalti e versamento delle ritenute d’acconto. Auspichiamo che questa norma venga ricondotta alla situazione preesistente perché farebbe slittare il versamento dell’Irpef sul committente con annessa addizionale irpef comunale e regionale. I problemi sarebbero notevoli sia dal punto di vista gestionale e di rispetto di dati privacy dei lavoratori; si pensi ad esempio al caso dell’appalto di pulizie dove la medesima persona viene impiegata per una pluralità di committenti diversi.
- Infine, nonostante nella finanziaria sia previsto che il tetto di Imu Tasi non debba aumentare con la nuova imposta, auspichiamo che le amministrazioni comunali non si avvalgano della facoltà di elevare l’aliquota dell’IMU fino all’11,4 per mille che potrebbero servire ad introdurre aumenti a carico dei proprietari di case che si tradurrebbero inevitabilmente in minori consumi.